Psicologo si scaglia contro l’insegnamento del pc agli under 9. Una psicotecnofobia non solo infondata, ma pure fuori tempo massimo: lo sanno già usare.
Psicologo si scaglia contro l’insegnamento del pc agli under 9. Una psicotecnofobia non solo infondata, ma pure fuori tempo massimo: lo sanno già usare.
Sherry Turkle studia i genitori distratti dallo smartphone: non si curano dei figli. La Nielsen: però fanno più soldi di quanti usano i cellulari tradizionali.
Nell’immenso disordine che regna nella Babele della mia biblioteca domestica si sono creati, stamane, due vuoti che attendono di esser colmati. Il primo è per un testo di David Weinberger, uno degli autori dell’ipercitato Cluetrain Manifesto (qui in italiano), quello dei mercati sono conversazioni, per intenderci. Si intitola “Elogio del disordine” (Everything Is Miscellaneous, nella versione inglese) ed in 365 pagine promette di svelare la potenza del nuovo disordine digitale. Una serie di argomentazioni sul “nuovo ordine dell’ordine” che fa il paio, per contrasto, con l’altro posto vuoto sulla mia libreria: “La vertigine della lista” di Umberto Eco (la recensione di Apogeo). Li ho già messi tra i desiderata su Anobii e appena terminato l’ultimo libro che sto leggendo, li affronterò. Anche se non so, ovviamente, in quale ordine.
La lista è ricerca di un criterio per fare “ordine”, lo dice pure il risvolto di copertina del volume a firma del semiologo alessandrino. Il tag, del quale, invece, argomenta Weinberger a proposito di disordine (e non senza critiche) appare un metodo per la definizione di n criteri. L’etichetta, benché possa sembrare un atto minimo e residuale dello stare connessi, ha tanto appassionato pure Derrick De Kerckhove: «Il tag è il messaggio». Per non dire di Roberto Maragliano, che ne ha fatto un esperimento tutto italiano dove l’emersione della lista o, meglio, della non gerarchia di una nuvola di etichette è affidata non solo al singolo, ma anche alla cooperazione degli altri: ThinkTag. D’altronde questa smania di “etichettare”, di taggare, senza una tassonomia predefinita – così, pragmaticamente e senza un’astrazione classificatoria preventiva (e un po’ velleitariamente platonica), può rappresentare l’unico possibile fil rouge nella selva delle connessioni che (co)estiste nel web ormai tracimato nella vita quotidiana. Basti, come test embroniale, il progetto Semapedia e a quanti altri possono seguirne l’esempio.
Caotico esistenziale accumulo oggetti, ritagli e pubblicazioni che lì per lì catturano il mio interesse in vista di un uso successivo. Uso post-it gialli come segnalibro, impiastro a matita i bordi bianchi dei libri e fotocopio quel che posso. Tutti metodi collaudati, direi da decenni. Ma al momento del bisogno non riesco ad aver ricordo di tutti e maledico il non averli taggati in un qualche database. Insomma, vorrei tanto “etichettare” la realtà. Ho perfino trovato un applicativo Linux per farlo: ai pigri e i tradizionali(sti) offre le classiche collezioni, ai disordinati di buttar dentro il database e appiccicarci qualche cartellino di riconoscimento. Tempo fa trovai illustrato in un catalogo uno scanner che grazie ad etichette RFID ritrovava documenti in mucchi informi di carte. Inutile dire che mi sono perso il catalogo.
Potenza delle catene. Non solo non si spezzano, ma risorgono come l’Araba Fenice. E pure in chiave transnazionale. Sul sito di web ufficiale del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad – attaccato da hacker “riformisti”, secondo il blog Enduring Freedom (del quale le agenzie non danno però il link)- è apparso questo messaggio (qui direttamente dal server di Ahmadinejad): «Oh Dio, nel 2009 ti sei portato via il mio cantante preferito, Michael Jackson, la mia attrice favorita, Farrah Fawcett, il mio attore preferito, Patrick Swayze, la mia voce preferita, Neda. Per favore, ti supplico, non dimenticare nel 2010 il mio politico preferito, Ahmadinejad, e il mio dittatore preferito, Khamenei. Grazie».
La versione che ha reso nota Adnkronos, fa riferimento ad un blog del quale – va ribadito- non fornisce il link, in compenso della quale si occupa con aggiornamenti Austin Heap. Il testo però è praticamente identico a quello di un sms
Non sono scomparso, ho solo peregrinato fisicamente e virtualmente per l’Italia. E non solo. Nel frattempo è uscito un saggio curato da Luisanna Fiorini dove ho messo lo zampino. Se ne inizia a parlare su Ibridamenti in Mashup, e la macchina sei tu. E se ne continuerà a chiacchierare (nessun dibattito, please) al Bar Camp Venezia il 25 ottobre prossimo.
Fiorini, L. (a cura di), Cittadinanzadigitale, Quaderni di documentazione dell’Istituto Pedagogico di Bolzano, Edizioni Junior, Azzano S. Paolo (BG), 2009.
ISBN 978-88-8434-478-6Prefazione di Antonio Sofi. Contributi di Marco Caresia, Isabel De Maurissens, Andreas Robert Formiconi, Giorgio Jannis, Maria Maddalena Mapelli, Edoardo Poeta, Mario Rotta. Copertina di Giorgio Zigiotti