Segnalo l‘idea di Globalpost e cioè un’evoluzione intelligente di spot.us che risponde ad alcuni dubbi di base sul servizio ideato da David Cohn. Ma non può essere considerato la medesima cosa. Infatti la formula sembra più voler rimediare allo stato di crisi dei giornali – ferma restando la loro organizzazione produttiva – con un innalzamento della qualità del prodotto giornalistico, ritagliato maggiormente sui lettori, che non la nascita di una nuova forma di giornalismo. La redazione, con i suoi riti e le sue peculiarità in quanto a selezione e “linea”, infatti sopravvive. Sopravvivono i redattori stipendiati (e non pagati come freelance dai committenti di spot.us). Sopravvivono anche vecchie buone idee – in Italia proposte ancora dalla stampa tradizi0nale (ad esempio “Dillo a Il Messaggero”) – che facevano capo ai suggerimenti o segnalazioni dei lettori per avviare mini inchieste. Unica differenza è che in Globalpost sono riservate agli abbonati grazie ai “privilegi” in lettura che il web consente.
Il post che segue, riprodotto per chi non avesse voglia di cliccare, è della redazione di Lsdi.
Online: far pagare solo il valore aggiunto
Varie testate stanno tornando a forme di pagamento dei contenuti dei loro siti web e negli Usa un nuovo sito web di informazione, Global Post, ha cominciato a sperimentare un sisema ibrido, definito ‘’freemium’’, con l’ informazione di base gratuita e un abbonamento ‘’premium’’ che consente anche di partecipare alla scelta degli argomenti da approfondire