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Apro il giornale a bordo della mia auto. E scopro di esser seduto su una vettura da ricchi. Infatti pagherò il superbollo. Mi irrito. Primo perché sono tutt’altro che ricco, secondo perché la mia Toyota non è roba da signori. Poi proseguo il pezzo e vedo che la tassazione urbi et orbi (e non solo sui Suv) è conseguenza della rinuncia a picchiare duro sui redditi più alti con un’aliquota del 45%. In fondo, hanno pensato bene a Palazzo Chigi, pizzichiamo chi ha parecchi cavalli (nel motore), probabilmente ha anche denaro per dar loro biada e quindi, qualunque cosa abbia dichiarato al fisco, avrà somme sufficienti per pagare la gabella del kilowatt. La mia wagon però l’ho comprata per la famiglia “cresciuta” con una rata che a pagarla è uno sforzo di reni. Ed ora – dopo pochi mesi dall’acquisto – se volessi, non potrei neanche rivenderla perché col superbollo non lo troverò mai un “ricco” in grado di pagarmela il dovuto. Quella macchina poi, agli evasori fiscali, manco piacerebbe. Non so perché, ma mi tornano in mente la faccia di quei signori scesi in piazza per protestare contro le tasse agli autonomi. E mi ricordano in maniera strana quei contrabbandieri – di fronte ad una stretta da parte dello Stato – furono ricevuti in delegazione da un sindaco per lamentare la perdita di posti di lavoro. E se tassassero il grado di faccia tosta invece che i cavalli vapore?