E’ una “notizia” di seconda mano. All’aeroporto di Teheran opererebbe la Polizia di Facebook. Evgeny Morozov racconta di un suo collega che avrebbe riferito questo aneddoto. Nel passare al controllo di frontiera, un’iraniana americana sarebbe stata interrogata dagli agenti sul suo possesso di un account del social network. Alla risposta negativa, i poliziotti avrebbero acceso un laptop e si sarebbero messi a cercarne il nome su FB. Trovato il profilo, i solerti agenti avrebbero annotato i suoi “amici” su Facebook. Il racconto – nei commenti, sollecitati dall’autore nel fornire conferme – però appare più un “sentito dire”, quasi una leggenda metropolitana. Anzi, della Rete. Eppure ciò non toglie che sia verisimile, quindi credibile: i colloqui di lavoro, il lavoro dei giornalisti e – perfino – le occhiute spiate dei “traditi” (o degli stalker) sembrano destinati a passare – secondo la vulgata imperante – proprio per Facebook.