Serenità di delaque79
Serenità di delaque79

Torno a casa dalla “patria” europea del nucleare (nonché degli sprechi energetici e dei relativi incidenti – vedi  il reportage “L’inganno” di Report). E appena messo piede a terra trovo – quasi me la fossi portata nella valigia – una cattiva notizia proprio nel mio “giardino”. Greenpeace, infatti, ha appena rivelato che la pianura sotto la cittadina in cui sono nato è considerata dagli scienziati “idonea” per insediare una centrale atomica. A 222 metri di altitudine la prospettiva di un bell’aerosol radioattivo proveniente dalla pianura sottostante è in grado di far crollare qualunque prezzo, di casa e in termini di salute. Non posso crederci. Leggo testualmente: «Provincia di Viterbo: la zona interna a sud del Tevere, nella zona di affluenza della Nera, tra Magliano Sabina e Orte». In pratica l’area che grazie alle esondazioni controllate ha impedito – e storicamente impedisce – a Roma di finire sotto la piena del fiume. L’area che – pur classificata come zona sismica – quando la faglia sabina o la Valnerina si scuotono, balla e trema come un fuscello in una tempesta. Sembra folle mettere una centrale o scorie proprio lì, ma il rapporto che Greenpeace ha rispolverato risale agli anni Settanta, porta la firma del Cnen.

Eppure secondo le voci della rete – come Equologia – il Governo avrebbe in mente altre località. Faccio allora la tara. Dopo l’approvazione del disegno di legge 1195 che assegna sei mesi al governo per definire i criteri per la localizzazione dei siti nucleari Greenpeace ha diffuso due carte nucleari “che erano state ormai dimenticate”. Insomma – ferma restando la mia personale e profonda contrarietà all’inutile e pericoloso nucleare, checché ne dica Alessandro Ortis, presidente dell’Autorità per l’energia – mi ritrovo a fare i conti ancora una volta con una comunicazione emotiva.Sì, è vero, in tutti questi anni gli studi potrebbero essersi fermati e quindi pur di far ripartire l’ingannevole affaire nucleare magari qualcuno magari le rispolvererà.

Mi torna allora in mente la fresca allerta per l’influenza suina: il passaggio dal livello 4 al livello 5 di allarme da parte dell’organizzazione mondiale della sanità ha fatto passare notti in bianco davanti al rischio pandemia. Ma cosa significava quel codice numerico? Che un virus ha prodotto effetti in almeno due Paesi appartenenti all’Oms. Non altro, non che sia mortale: si parla solo di diffusione di un microrganismo. Qualcosa che – verrebbe da dire – accade ogni anno, solo che a forza di gridare al lupo quando la “Spagnola del XXI secolo” arriverà saranno in pochi a crederci. Eppure questo “allarme” – come quello nucleare – ha tenuto a livello omeostatico il nostro fabbisogno quotidiano di ansia. Quella stessa esigenza che mi fa trovare nel suolo natìo ronde di cittadini autorizzate per legge. Mi pizzico, sperando di svegliarmi.