Foto di Roadsidepictures/AllenIl tuo nuovo televisore o il decoder che hai appena acquistato per continuare a vedere la tv ha una “porta aperta”. Con l’ingresso di massa (e coatto) nel digitale terrestre di milioni di telespettatori – ben quattro oggi con lo switch-off di Roma – anche quelle che furono le casalinghe di Voghera dovranno iniziare a fare i conti con una preoccupazione tipica di chi smanetta con il computer: scaricare aggiornamenti. Pacchetti che arrivano via radio senza che tu li voglia e – come capitato di recente in Trentino-Alto Adige (regione dal 12 dicembre all digital) –  non sempre si infilano per il verso giusto nella tv, determinando un black out, seppur momentaneo. Insomma la croce e delizia dell’over-the-air (OTA), l’invio di programmi via etere. Un mondo che chi approda al digitale deve imparare a frequentare. Assieme al centro per gettare i rifiuti speciali: vecchi televisori e videoregistratori analogici, falcidiati dall’arrivo della sintonia digitale che rende impossibile la programmazione delle trasmissioni da registrare.

Se però in Italia non hai Mediaset a pagamento sintonizzata, il tuo televisore digitale terrestre non si aggiorna automaticamente. Nessun trucco, nessun inganno: è da quelle frequenze che si passa per alcuni dei marchi più celebri. Non serve abbonamento, non devi aver pagato nulla. Basta che nell’elenco dei canali siano presenti quelli che normalmente trasmettono le partite di calcio (ad esempio Premium Calcio 24 ed i vari Diretta Calcio 1-6) e il tuo televisore sarà aggiornato all’ultima versione. Se la zona però non è coperta o in un moto di boicottaggio si sono escluse dalla lista quelle frequenze, il software ultima versione non arriverà nel firmware. E’ quanto capita in alcuni modelli della Sony, che raccomandano di aver sintonizzata Mediaset a pagamento (anche se non la si vede o non si è acquistato il pacchetto Premium). Samsung ha usato le Mux Mediaset 5 e le Mux D-Free. Ma il ricorso a queste frequenze per diffondere aggiornamenti è capitato, ad esempio, anche ai ricevitori digitali esterni della TeleSystem, una delle più note  marche, che si appoggia inoltre sulle frequenze Telecom (Sportitalia o Mtv ad esempio) e di altre emittenti.

Tanto che – per un errore nei parametri di trasmissione delle reti Telemarket e Telemarket2 – nei giorni precedenti il 13 novembre gli utenti «in particolar modo nelle province di Trento e Bolzano, potrebbero aver avuto un problema che ha portato all’interruzione del funzionamento del proprio decoder digitale terrestre». Notizia della stessa azienda, che rassicura: «In ogni caso i parametri del flusso streaming dei due canali è stato corretto, di conseguenza le funzionalità del decoder sono tornate alla normalità».

In passato a queste operazioni di aggiornamento massivo ha partecipato anche La7, un’altra emittente privata. Si tratta, in fondo, di pacchetti di software immessi nell’aria da aziende private che hanno diritto di trasmettere da quale antenna preferiscono. Eppure la possibilità che qualcosa vada storto (o peggio qualche pirata ci metta lo zampino infilandosi abusivamente nelle frequenze altrui), rendendo inservibili temporaneamente i decoder, incorporati o esterni che siano, non potrebbe portare ad improvvidi oscuramenti degli apparecchi televisivi? Un passaggio “delicato”, se accadesse in momenti di emergenza pubblica.

E ancora: non sarebbe un black-out paragonabile a quello elettrico, per il quale esiste un’autorità nazionale. Gli aggiornamenti si sceglie se installarli o meno, si dirà. A priori, però, non potrai mai sapere cosa stai somministrando al tuo amato teleschermo. Perché allora non è la tv di Stato, la Rai (che avrebbe trasmesso comunque qualche aggiornamento over the air), a diffondere tutti i segnali di update dei vari televisori che ormai – nell’era digitale terrestre – abbiamo in casa?