Il display del cellulare mi annuncia l’ennesima offerta tutto incluso. Tv digitale, banda superlarga e telefonate over ip, quelle che passano per il computer, ad un prezzo unico. Non accetto, troppo oneroso. Ma prima o poi cadrò anch’io in questo ecosistema di satelliti, fibre ottiche e un’esistenza apparentemente always on, sempre accesa.
Robert D. Putnam lo chiama bowling alone, giocare a bowling da soli. E’ il fenomeno che secondo uno studio della Duke University attanaglia l’America e forse, se lo si andasse a verificare, anche il resto del mondo “connesso”. Le occasioni di ritrovo in un club, in un’associazione, in una cerchia informale.
Maggiori sono le interconnessioni tra luoghi fisicamente lontani, più implode il concetto di tempo e si espande quello di spazio e sembra che chi vive in questa dimensione sia sempre più isolato. Il saluto sul pianerottolo è cosa rara nelle grandi città, i borghi si svuotano, calamitati da altre attrazioni. I rapporti umani con i “veri amici”, quelli con cui ti scambi confidenze, si concentrebbero nei network lavorativi ed in quelli telematici. Poi resterebbe la famiglia e poco più.
I ricercatori statunitensi hanno messo a confronto i dati del 2004 con quelli del 1985. I risultati non hanno bisogno di grandi commenti. I “veri amici” sono crollati di un terzo: da 2.94 persone 19 anni prima alle 2.08 di due anni fa. Quasi un quarto degli americani non ha nessuno con cui scambiare confidenze. Gli scienziati della Duke University ritengono che i cambiamenti nelle comunità e nelle famiglie, così come l’incremento di ore che i membri delle famiglie impiegano al lavoro e l’influenza delle comunicazioni via internet, possono contribuire a restringere il mondo delle relazioni con parenti ed amici.
Sono dei catastrofisti? Rientrano nel novero degli apocalittici? Non so. Ma certo è che quanti declamano invece le bellezze delle reti sociali, dell’internet allo stadio di web 2.0, hanno un grande fascino. Forse, però, questi ultimi sono solo un’élite. Il resto, magari, non sono altro che couch potatoes telematici, i mouse potatoes.
Social Isolation in America: Changes in Core Discussion Networks Over Two Decades
Inutile negarlo,Internet ha cambiato il nostro modo di rapportarsi all’altro; lo schermo protegge, tutela la parte che vogliamo resti nascosta per far emergere quel che ci piace di noi…in realtà poi, emerge tutto comunque…è solo questione di tempo e ciò che all’inizio protegge la cosiddetta privacy, alla fine risulta essere solo un muro che vogliamo scavalcare, per vedere e toccare chi attraverso lo schermo abbiamo conosciuto. Eh si..lo schermo ha solo sostituito la piazza, la messa domenicale ,la festa tra amici …ma nel silenzio, sicuramente, si presta più ascolto alle parole dell’altro.
In realtà, Draculia, il sedersi o il camminare davanti ad un display ci permette di intrattenere relazioni senza il peso della fisicità. Un conto è avere un amico che ti piange sulla spalla e doverlo consolare in qualche maniera, un conto è doverlo sostenere per il tempo di connessione. C’è una riduzione della complessità, degli stimoli, dei piani di comunicazione interpersonale. A volte è peggio, a volte ci permette di gestire situazioni “lontane” emotivamente con un certa disinvoltura. Insomma, c’è il rischio che lo schermo (la parola ha proprio quel significato: “scudo”, “barriera”, “difesa”) ci protegga dal prendere contatto con il mondo e nel contempo ci offra una straordinaria maschera per “recitare” uno dei tanti ruoli possibili nel mondo ormai in gran parte pixelizzato…
vero..non a caso, chi trova un amico trova un tesoro..e, lo schermo ci permette di sentirci migliori di quel che siamo realmente..;) ciao Plurale transfugo