Ebook “fatti in casa” dalle scuole. L’idea, seppur non nuovissima, è di certo innovativa e pare che – dopo esser divenuta legge nel 2013 – adesso inizi ad aver pure “gambe” a suon di circolari ministeriali (pdf). I testi saranno gratuiti e messi a disposizione di tutti dallo stesso dicastero dell’istruzione. Risparmio per i genitori, certo. Onore al merito. Ma nessun guadagno per i docenti che produrranno queste opere didattiche. Solo la “gloria” di aver reso un degno servizio alla crescita culturale del Paese (quello con la “p” maiuscola), un servizio ai propri studenti e magari aver convinto qualche collegio dei docenti ad adottate il frutto del proprio lavoro.

Il lavoro intellettuale è gratis?

Nessun incentivo economico, all’apparenza, è previsto per quegli insegnanti buoni e bravi che metteranno nero su bianco, anzi su pixel, il frutto di anni di studio e di lavoro in classe. Anzi, se poi aderiranno alla proposta per spirito di servizio finiranno per danneggiare chi buono e bravo i testi didattici li scrive per mestiere. Al solito il lavoro intellettuale è considerato gratuito o assorbito da altra retribuzione . Funzionerà? La sensazione è che coloro che fino ad oggi hanno ostacolato gli ebook, tartassati da un’Iva al 22%, si possano di nuovo sfregar le mani. Anche questo tentativo di far entrare il libro elettronico nella scuola italiana potrebbe infatti rivelarsi velleitario. Al di là delle (ottime) intenzioni.

Self Publishing Academy, ma per universitari

L’idea che studenti, ricercatori e docenti universitari possano dar vita ad un prodotto editoriale di qualità remunerato – e non dalle (taccagne o squattrinate) istituzioni per cui lavorano o da editori che rispondono non sempre a logiche meritocratiche – è venuta a quelli di Simplicissimus Book Farm, con il lancio programmato dall’11 aprile 2014 di “Self Publishing Academy“. Si tratta di un sistema che promette di vendere contenuti accademici autoprodotti rendendoli disponibili in tutte le librerie online e in formati compatibili con tutti i dispositivi. Trattandosi di una società dello stesso gruppo che gestisce la piattaforma di distribuzione Stealth Books, il successo è quanto meno probabile. Ma questo prodotto è destinato al mondo accademico, non a quello delle scuole secondarie, dove però magari altri talenti sono presenti.

Un’alternativa per i prof: autopubblicarsi (pagati)?

I docenti della scuola italiana, però, potrebbero comunque trovare sempre più interessante ricorrere al semplice self publishing – quello sì remunerato, anche se con cifre esigue (il mercato degli ebook è davvero magro) – a patto di far poi adottare il proprio lavoro da qualche collegio dei docenti. Non sarebbe una peer review in senso stretto, ma – al netto di qualche invidia o gelosia (presente in tutti i tipi di lavoro) – qualcuno potrebbe riuscire nell’impresa. E questa potrebbe allora sì apparire un’alternativa più invitante dell’opzione di svolgere “lavoro gratuito” come nel caso prospettato dalle circolari ministeriali. A meno che il ministero non pretenda essere un dovere d’ufficio dei docenti scriver testi didattici. Ma dovrebbe esser scritto in qualche contratto di lavoro (che ignoro).