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Le connessioni digitali sono un’illusione. Ripensavo a questa ipotesi mentre leggevo le mie parole navigando questo specchio di Narciso. Forse solo lo streaming audio o video al pari – ad esempio – del segnale televisivo escono da questa condizione di relazione asincrona. Il file cui mi collego in rete, nel momento in cui lo rendo “attuale”, è l’esito di un download a me quasi del tutto invisibile. Sul browser appare, al massimo, una barra di avanzamento, ma subito dopo ho l’impressione che io sia connesso con un sito collocato altrove. Con i siti scritti in Ajax, un linguaggio che non “rinfresca” in maniera evidente la pagina (tanto da esser sospettato di insufflare malaware), la sensazione di connessione diretta aumenta. Il meccanismo negli ftp, nella posta elettronica o negli sms viene allo scoperto, ma nelle pagine web no.
C’è dell’altro. La fruzione varia a seconda del terminale e del browser utilizzato (a proposito oggi è uscito Explorer 7, a fine mese tocca a Firefox 2). Sicché, anche solo sotto il profilo emeritamente tecnologico, el original es infiel a la traducción. Allora ecco che ogni versione presente su ciascun computer o altro marchingegno digitale sfugge all’autenticità ed assume una sua identità, acquisisce un insieme dei caratteri peculiari che lo contraddistinguono. Se in due leggono contemporaneamente questo blog, non posso esser sicuro che entrambi vedano la stessa cosa. La mia è dunque – anche sotto il profilo tecnico – una sorta di enunciazione digitale che viene trasformata da chi vi entra in contatto.
Vecchie teorie sulle comunicazioni malamente applicate all’internet? Può darsi. Può darsi infatti che abbiano corrotto la mia forma mentis, può darsi che la tesi di riproducibilità del digitale che consente di rendere indistinguibili copia da originale non vada affatto in crisi con il web (anzi), può darsi che la rete non sia un’illusione ma sia – cpme è – solo virtuale, ovvero che esista in potenza. Eppure ciò non toglie che quando si concretizza non permetta di usare il segno di uguale nell’equazione tra originale e copia. Sebbene non ci rendiamo conto che di copia si tratta.
[mi è venuto di scrivere sta cosa… te la butto lì, resistendo alla tentazione di cancellarla]
interessante la questione ancorchè banale per chi la rete l’utilizza in continuazione. mi spiego. una nuova consapevolezza del linguaggio è online inevitabile, nè è quasi un prerequisito. L’essere “smaliziati” è proprio la condizio si ne qua non sarebbe impossibile decifrare il web.
Sono i concetti stessi ad entrare in crisi di senso. Il concetto di copia in epoca digitale si dilata in ambiti prima inediti, implode invece il concetto di originale.
La vera questione è il dilagare di questa logica ‘digitale’ nel reale. Esistono analogie fra il web ed il mondo reale, punti di contaminazione non monodirezionali ma bi-direzionali ed osmotici.
Orson, mi fai venire in mente Schutz, la vita quotidiana e ciò che diamo per scontato e le realtà multiple…
Ho saputo da Mietta del tuo trasferimento e ti ho rintracciato per un saluto curioso più che maramaldo. A presto
Grazie del saluto Marella. Non avrei potuto metter manifesti in ogni sito ove passo, come il tuo. Sarebbe stato scortese ed egocentrico (sebbene chi tiene un blog un pizzico egocentrico lo è).