Foto di funadium/Marco BernardiniIl passaggio al digitale terrestre? A Roma è una questione sociale. Lo dice il sindaco Alemanno, lo conferma la Regione, che si accinge a stanziare un milione di euro. La televisione come bene di prima necessità. Al pari del cellulare, si direbbe. Talmente vero che sulle tariffe degli sms – ora graziosamente portati dalle compagnie telefoniche a 13 centesimi di euro l’uno – è intervenuta Bruxelles fissando il tetto massimo esigibile a 11 più Iva. E che pensare allora del messenger per i più giovani (e non solo)? La figlia di un collega, al quale ho risuscitato con Ubuntu e Pidgin la messaggistica di un notebook decotto, mi ha detto testualmente: «Mi hai salvato la vita». Come qualche vita potrebbe salvare a Teheran – secondo il filone dei tecnoentusiastila mancata manutenzione programmata di Twitter, che così continua a funzionare senza soluzione di continuità come ultimo baluardo di democrazia durante la rivolta post-elettorale. O almeno così vogliamo credere, sebbene sia impensabile che la piattaforma non possa essere oggetto di cinguettii di servizi segreti iraniani ed occidentali. Ma la rete ci racconta che agli iraniani basta semplicemente settare un proxy diverso, generosamente messo a disposizione (come in questo caso), per eludere il Grande Fratello persiano.

D’altro canto, con gli sms si combatte. Tra le voci di spesa dell’intervento militare in Afghanistan degli Stati Uniti figura, infatti, anche il capitolo “messaggini”. Altro che melenso strumento per alimentare amori adolescenziali, tradimenti o assalti all’ultimo stalking. E’ il mezzo di comunicazione più diffuso nelle zone più remote del Paese. Nel 2001 non esistevano ripetitori di cellulari in Afghanistan, li installarono gli americani. E i talebani hanno capito che quei piloni dei ripetitori sono un “nemico” da abbattere. Anche Ahmadinejad lo ha capito, specie di fronte al salto da 55 a 110 milioni di sms scambiati in occasione delle elezioni in Iran, alle mobilitazioni smart dei sostenitori di Mussavi, come quella dell’8 giugno coagulatasi lungo un’importante via di Teheran  nata dal passaparola via short message. E quando, ad urne aperte, la protesta ha iniziato a montare i network che veicolano l’invenzione del 1997 di un italiano di Nettuno, Claudio Carnevale, sono stati sterilizzati a più riprese.

D’altro canto, il telefonino è la naturale evoluzione – in una società non più di massa tout court, ma liquidamente individualista – della cara vecchia radio. Di questa intuizione, che mi rimbalzava da giorni in testa, ho oggi conferma persino dalle ultime parole di Guglielmo Marconi che “profetizzò il cellulare“.  All’inizio, anni Trenta italiani, ci fu “L’ora dell’agricoltore”. La radio dell’epoca fascista infatti costava cara, ma grazie all’ascolto collettivo nelle campagne fu possibile  “far leggere chi non leggeva”. E, ovviamente, far propaganda politica.

La discussione attorno ai messaggi restava, al massimo, confinata nell’uditorio o poi, con Radio Londra, tra i dissidenti. Quindi, diversi decenni dopo, calato il prezzo degli apparecchi e con l’avvenuta diffusione del telefono fisso, la radio iniziò ad essere un mezzo a due vie, seppur asimmetrico a causa del filtro delle redazioni. Si interveniva in diretta, come nella celebre “Chiamate Roma 3131” nata il 7 gennaio 1969.  Ma nel 1997 c’è un ulteriore passaggio in avanti con la nascita di ScriptTIM, primo servizio al mondo di sms. Ognuno era (ed è) stazione emittente e ricevente allo stesso tempo. Solo che la rete di distribuzione non era simultanea, uno a molti, ma in differita, rizomatica, embrione di quel che sarebbe diventato il social network – dove però le connessioni tra friends sono “esposte” agli occhi di tutti. Un sistema presto in grado di innescare quelle fluide aggregazioni che già la tv aveva sollecitato e che poi saranno gli smartmobs ormai consueti in giro per il mondo (video sulla loro reinterpretazione, aggiornata dallo stesso Howard Rheingold).

A fronte di tutto ciò gli sms, i messenger, presto anche l’email o Facebook diventano beni di prima necessità al pari della televisione. Protetti da diritti che verrebbe da dire “fondamentali”, al centro di politiche sociali ed interventi basati su provvidenze pubbliche. E’ il restare collegati che è ormai ineludibile. D’altro canto senza cellulare non si esce da casa. Se lo si dimentica, si torna a riprenderlo. Come il portafoglio,  che presto magari sostituirà.