Lisistrata? No, Marleen Temmerman. La senatrice fiamminga, di fronte ai 240 giorni di trattative senza esito per dare un governo al Belgio, ha lanciato una proposta tranchante: sciopero del sesso delle donne dei politici impegnati nelle consultazioni. Fino a quando? Finché la crisi politica belga non sarà superata. Ma non è un’iniziativa femminista, di quelle “io sono mia e mi gestisco io” o “col dito, col dito…”. Pure tre maschietti – i mariti di Laurette Onkelinx, Joëlle Milquet e Caroline Gennez, le politiche impegnate nell’infinita mediazione – sono stati invitati all’astensione dal talamo nuziale. Un’iniziativa avventata? I sorrisetti non mancano, ma – diciamolo –  Marleen Temmerman fa la ginecologa,  qualche mezza idea deve esserle pur venuta.

L’ispirazione del gesto – messo in atto “per frustrazione”, a detta della stessa senatrice – viene dunque da una rilettura, in chiave moderna, della commedia di Aristofane, il grande autore del teatro della Grecia antica? Può darsi. Ma non può divenire per questo solo un vessillo delle “comuni origini europee”. E non tanto perché la senatrice è socialista, quindi  poco incline ad esaltazioni fideiste, o quasi, dell’Occidente e delle sue radici. Lo sciopero del “No governement, no sex” è stato infatti messo in pratica già in Kenya, Africa. Altro che “civiltà” ellenica.  Alcune donne – di fronte a una crisi politica che si protraeva, questo sì, alle calende greche – avevano proclamato lo sciopero del sesso. Un mese dopo, le cose erano andate a posto. Governo ok, il Paese in marcia. Accadrà lo stesso in Belgio? Vallo a capire. Certo è che – di fronte alla satiriasi politica che affligge ormai l’Italia – questo genere di leva potrebbe sbloccar qualcosa pure nel nostro Paese, che sta “fermo” come sostenuto da una donna italiana, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.

Lisistrata invece, di fronte a uomini delle poleis greche perennemente distratti dalla guerra,  convinse  le donne greche allo sciopero del sesso. La vicenda – uscita dall’arguzia di Aristofane – è gustosa, pur con qualche risvolto degno di menzione, come quello l’arrivo dell’araldo da Sparta afflitto da manifesto priapismo per astinenza. Alla fine – a forza di disertar il letto e sventolar le sue gioie sotto il naso degli uomini inani – la pace arrivò. Solo che il discorso pomposo e un po’ retorico di Lisistrata  al termine della commedia fu buttato in caciara del sesso forte con una serie di doppi sensi e allusioni erotici. “Fate l’amore, non fate la guerra”, insomma, ebbe da allora un discreto successo. Lo avrebbe poi proclamato Ovidio (Eroidi, XIII, 34), quindi  Bertrand Russel.

Oggi Marleen Temmerman, di fronte alla conflittualità che ha portato il Belgio ad una crisi senza precedenti e a probabili elezioni a primavera, sembra voler dire ai suoi connazionali: “Chi non fa il Governo, non fa l’amore”. Peccato però che – per noi Italiani, cittadini di una repubblica fondata sul lavoro e sulle canzonette – questo motto evochi il molleggiato Adriano Celentano: “Chi non lavora non fa l’amore!” cantava. Ma quella era la storia di uno che faceva il crumiro. Mica di uno che governava.
(Crumiro, non emiro: avete letto bene).