I patiti dei cartoni hanno avuto facile gioco ad indovinare che la giacca del principe di Cenerentola, quella vera – non Kate, era chiara e non rossa. Neanche il colore dei capelli dell’eroina di celluloide torna. Ma quel che conta in tutta questa faccenda – letteralmente esplosa in mezzo mondo a suon di condivisioni su Facebook – è la lettura che si suggerisce. La realtà ricalca la fiaba, il format del Royal Wedding è quello che si racconta nella favolistica disneyiana. Non quella europea – di marchio continentale – di Charles Perrault o dei fratelli Grimm. Infatti il ritocco delle immagini è stato solo cromatico, perché lo schema mentale – l’idea astratta – di reame è quello dei Windsor. Cenerentola è uscita il 14 febbraio 1950 e a quella stagione l’iconografia di casa Disney deve esser stata debitrice.
D’altronde la regina Elisabetta aveva sposato qualche anno prima, il 20 novembre 1947, Philip Mountbatten, “creato” in quell’occasione duca di Edimburgo, dopo che aveva rinunciato ai suoi titoli nobiliari greci. Una sorta di cenerentolo? Era però Filippo vestito di nero, a prova di fotoritocco digitale (che non esisteva). Ma i disegnatori americani quello di reame conoscevano, così come poi – lo stesso Regno d’Inghilterra – deve esser pian piano divenuto debitore, visti gli strepitosi abiti pastello indossati da sua maestà, dei cartoon. Insomma, uno scambio osmotico, capace di confondere le carte al punto di facri chiedere se è venuta prima la realtà o la favola (l’uovo o la gallina)?