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Yahoo! è finita per l’ennesima volta sul banco degli accusati in occasione della cybermanifestazione contro i 13 Stati canaglia del web. L’indice è puntato – e da Reporters sans Frontières – contro la cosiddetta collusione col regime cinese che comprimerebbe la libertà sul web dei cittadini di quel Paese. Ma l’azienda statunitense non incassa in silenzio e si difende utilizzando i concetti di “presenza” e di conseguente “influenza”. Essi sarebbero fattori che operano – par di capire tout court, “a prescindere” da altri condizionamenti – per i principi di libertà di parola e di espressione. E’ qualcosa che ricorda teorie liberali classiche, come quella economica della mano invisibile. Invece che con le armi la democrazia occidentale può esser portata infettando i regimi autoritari col germe del libero mercato. In fondo è stata la bandiera della missione in Cina della delegazione governativa italiana e della stessa Emma Bonino, in genere tutt’altro che tenera in materia di lotta alle violazioni dei diritti umani. Eppure stavolta c’è qualcosa che suona male in questa speranza di magnifiche sorti e progressive, sebbene di stampo liberal.