Non sono ambientalista. E’ la risposta ad una domanda silenziosa che mi è stata posta più volte. Laico verso le ideologie, mi sono però espresso “contro” il nucleare. Strano, no? L’ambientalismo a volte mi appare paradossale: tanto quello militante, e militare, dell’Animal Liberation Arm, che per distruggere uno zoo nel Torinese brucia vivi falchi ed aquile, quanto quello “emotivo” di chi non mangia carni, ma solo esseri viventi che non si possono lamentare. Le piante vengono infatti ingoiate senza rimpianto: mica ne percepisci i lamenti quando muoiono.
Allora perché vedere come la peste lo stravolgimento della volontà popolare – anche la mia – che disse no nel 1987 al nucleare in Italia? Il 26 aprile 1986 e la paura che ci prese la ricordiamo forse in pochi. I tempi cambiano, le tecnologie anche. Le centrali di terza generazione, proprio quelle che si vorrebbero impiantare lungo lo Stivale, non dovrebbero preoccupare: i francesi sono piuttosto esperti in incidenti nucleari su quelle di seconda, ce ne costruiranno quattro sicure. Di certo è che avranno bisogno di tantissima acqua per evitare che possa prender via una fusione incontrollata e regalarci un bel botto di energia. Di quelle che ti piovono addosso anche dopo i fuochi. Certo, in Italia abbiamo qualcuno che disegna centrali al Torio, impossibili – in teoria – ad uscir di controllo. Ma possiamo dar fiducia a Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica? Non sia mai, parla di investire in ricerca e sviluppo. Un sognatore, senza dubbio. Meglio affidarsi ad un progetto collaudato: ne sanno qualcosa i finlandesi con la centrale di Olkluoto.

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