Mi candido alle elezioni del Consiglio di Istituto. Mica alla Camera. Eppure mi sento tanto liberalsocialista. Perché? Ecco cosa ho scritto ai miei potenziali elettori.

La scelta di candidarmi è stata dettata da una serie di ragioni che – suppongo – ti siano ormai ben note. Quel che è la scuola oggi influirà molto su cosa e come saranno i nostri figli domani. Questa considerazione, forse banale, mi induce a portare avanti una visione dell’istituzione scolastica nella quale i nostri figli non sono mai numeri o nomi e cognomi – come invece è purtroppo accaduto a causa di norme e provvedimenti ministeriali – bensì “bambini”. Ognuno diverso dall’altro, ognuno inserito in uno specifico ambiente familiare e sociale (non solo locale), ognuno con le sue individuali necessità e potenzialità. Gli insegnanti ed il personale della scuola hanno supplito a queste disfunzioni di natura burocratica. Ma credo che, insieme, si debba e si possa fare di più. Mettere al centro della scuola il bambino, la sua famiglia ed il suo ambiente è qualcosa che – a mio modo di vedere – passa per alcuni principi.

Qualità. Credo nella scuola pubblica e penso che essa possa chiedere sacrifici alle famiglie solo se offre qualcosa di più di quanto dovuto “d’ufficio”. Di fronte alle difficoltà organizzative ed economiche i modelli di riferimento non possono essere quelli di chi “sta peggio”, magari per giustificare i disagi o versamenti in denaro, bensì quelli di chi ha trovato soluzioni migliori. Sono altresì convinto che la qualità passi attraverso il riconoscimento di sempre più spazio alla professionalità dei docenti e la tutela di chi si può trovare in difficoltà. Un ruolo importante ha però non solo un’offerta educativa sempre più ampia – attenta ad un mondo dove i nostri figli sono chiamati al confronto con le tecnologie e con i mass media nonché al dialogo con le diversità culturali – ma una visione “totale”: ogni momento della vita scolastica rientra nell’istruzione (dall’educazione sanitaria e alimentare al rispetto di norme disciplinari e di comportamento).

Comunicazione. L’attenzione al bambino ed alla famiglia passa anche per processi di comunicazione efficaci ed efficienti. Il passaggio da un grado di istruzione all’altro, l’ingresso e la permanenza nelle classi dovrebbero essere accompagnate da informazioni sulle offerte formative, sugli insegnanti e sulle regole di funzionamento della scuola. Le famiglie devono poter trovare risposte adeguate alle loro esigenze informative ed insieme intrattenere delle relazioni permanenti e semplificate con l’istituzione, il personale ed i suoi uffici.

Collaborazione ed innovazione. La scuola deve ottenere e dare collaborazione con enti (Comune, Università, altre istituzioni) e famiglie al fine di rendersi soggetto attivo nella comunità, così da offrire quanti più servizi, equità sociale ed opportunità di crescita educativa. Il raccordo con altre scuole – come le medie o le superiori – dovrebbe essere mantenuto attivo e costante al fine di garantire continuità didattica ed adeguata preparazione per il proseguimento degli studi dei nostri figli. Il tutto in maniera di privilegiare iniziative innovative che migliorino ed arricchiscano l’offerta formativa e l’organizzazione scolastica.