Foto di Talking HækAccelera la corsa verso il nucleare dell’Italia. Un “provvedimento storico”, è stato detto. Ed è vero:  cambierà per sempre la storia di chi vivrà nella Penisola. I governi nuclearisti magari passano, le scorie invece restano. Per millenni. La fuga in avanti, con l’approvazione del disegno di legge alla Camera, rischia poi di rivelarsi come un vagone pericoloso cui si arrugginiscono gli assi mentre corre sul binario del nucleare.

Ecco cosa diceva, sempre ieri, Carlo Rubbia a il Sole 24 Ore, edizione Roma (in un pezzo di Federico Rendina):

Nuove centrali di attuale generazione? «Ci vogliono dieci anni per costruirle, e quando entreranno in funzione potremmo scoprire che il mondo è a corto di uranio». Bisogna accelerare la ricerca. E Rubbia, sul nuovo atomo, un’idea ce l’ha: l’utilizzo non dell’uranio ma del torio, che il natura pare ci sia in grande abbondanza. Con il torio – sostiene Rubbia – ogni problema potrebbe essere risolto: energia nucleare pi sicura, assolutamente economica, niente trasferimenti indebiti alle tecnologie belliche. E, oltretutto, niente scorie. Di più: una centrale a tono potrebbe anche bruciare, distruggendole, le scorie attuali trasformando anche quelle in energia. Parola di premio Nobel.

Se passa al Senato, come passerà (visti i numeri), entro sei mesi dovrebbero fare la loro comparsa – su indicazione minsteriale – i “nuovi” siti nucleari: dalle centrali agli stoccaggi che – presumibilmente – potrebbero essere difesi dalle contestazioni dai militari sul modello della monnezza di Napoli. Che la gente protesti non è detto, anche se solo due anni fa era il 56% degli italiani (quelli che partecipano ai sondaggi), ma è altamente probabile che si mobilitino almeno quelli colpiti dalla “sindrome Nimby“: Not In My Back Yard, letteralmente “Non nel mio cortile”. A meno che – come insinuano Gianni Mattioli e Massimo Scalia sul Manifesto – il premier non voglia evitare di condurre una campagna elettorale delle regionali con tra i piedi la mappa dei siti per le centrali nucleari.