facebookAncora una volta web, cinema e realtà si fondono e si confondono. Quasi a confermare che tra finzione e la cosiddetta “realtà” i confini si fanno sempre più labili ed osmotici. Il Quotidiano nazionale titola: Scopre su Facebook che lui la tradisce. E si vendica coi manifesti: ‘Non ti sposo’. Uno scrupolo deve aver preso la redazione, visto che ha precisato essere la fonte della notizia un’agenzia di stampa, l’Agi. Anche Repubblica pubblica la sua brava foto, col titolo Valeria non perdona. Ma proprio domani viene presentato – in conferenza stampa – Feisbum!, il film italiano su Facebook, ed uno degli episodi – Maledetto tag – è proprio la “storia” raccontata dai manifestini appiccitati su pali, cassonetti e citofoni della Capitale. La campagna di manifestini affissi per Roma è infatti farina del sacco dei promoters della pellicola. D’altronde, la festa d’addio al matrimonio galeotta ha una sua pagina proprio su Facebook, nel profilo del protagonista alla voce situazione sentimentale appare il classico “complicata”. Tutto ciò a conferma dell’ineliminabile ambiguità del web tra vero e verisimile, tra reale e virtuale. C’è da scommettere che la storiella continuerà a vagare per la rete, anche per anni, come accade per tante “catene di solidarietà” che affollano le nostra mailbox e delle quali tante volte ha parlato Paolo Attivissimo.

La formula di lancio The Blair Witch project, a dieci anni dalla immissione nella realtà di quel film,  ancora una volta ha fatto scuola, filmatino amatatoriale incluso (anche se l’antenato nobile del mix tra reale ed immaginario resta sempre quanto ci hanno raccontato – sebbene non andò esattamente così –  esser stato la Guerra dei Mondi di Orson Welles). Il Giornale si era insospettito, poi – fatte le verifiche – ha usato il web correttamente: è un promo, ha scritto, ma non ha tolto dal sito il primo pezzo. «Peccato, la storia era bellissima. Meglio di un film» esordisce il cronista. Magari non originalissima, eppure stuzzicante tanto per i detrattori che per i tecnoentusiasti. C’è pure chi si è indignato e ha lanciato un gruppo, ovviamente su Facebook, per boicottare il film. A promuoverlo – tanto per crear più scompiglio – un profilo, nel social network, registrato ad “omonimo” (in gergo ci si chiederebbe se è un fake, una bufala informatica) di un giovane attore italiano.