La Medusa del CaravaggioRecom, alleato di Freezer, ha fatto la stessa fine della Medusa. Il suo sguardo pietrificante è stato riflesso da uno specchio, imprigionandolo così in un involucro di pietra. Il paragone con lo scudo di Perseo non mi è stato però proposto da qualche erudito grecista, bensì da mio figlio di nove anni e mezzo. La sua generazione mi sta dimostrando un’inattesa dimestichezza con le complicate storie di dei olimpici ed umani che tanto ci affannarono ai temi del liceo. Si appassionano, si aggiornano e – proprio come accade a proposito di Dragon Ball, Dragon Ball Z e Dragon Ball GT – c’è anche chi “inventa” pezzi di mitologia. A proporglieli è la maestra, che ha approcciato la storia della Grecia passando per il mito.

L’ipotesi che la frequentazione con gli intrecci dei manga possa aver coltivato un’abilità nel dilstricarsi con relazioni e profili dei miti classici si è fatta lentamente largo. Constatato che il cartoon anni Ottanta Pollon non c’entrava (cosa che mi era stato suggerito di verificare), il sapere che nella serie giapponese – oggetto ora di furiose raccolte di playcard – figurano la discesa di Goku agli Inferi, che nella storia personale dell’eroe c’è un fratricidio verso Radish (evocatrice di Romolo e Remo) o che le battaglie vedono coinvolti una qualche sorta di deus ex machina mi ha confortato nella mia (forse) illusoria convinzione. C’è anche una presenza di androidi, con tanto di sentimenti ed affetti, tanto per richiamare altre epiche cyberpunk.

Non è però tanto l’utilizzo di schemi narrativi consolidati, di richiami epici, di citazioni più o meno implicite (ancorché, magari, involontarie) a far balenare un’insospettata funzione “formativa” dei manga. RekomE’ la stessa considerazione che mi ha preso leggendo il manuale di istruzioni di World Of Warcraft: c’è una complessità enorme da gestire, capace di atterrire anche il più volenteroso immigrante digitale. La sua riduzione però non passa per schematizzazioni astratte – quelle sì figlie di un certo approccio classico e razionalista – bensì per una pragmatica operazione conversazionale.

Cosa accade infatti nel gruppetto dei compagni di scuola di mio figlio? Se qualcuno perde una puntata o inizia a seguire la serie ad epopea cominciata, ci sono gli altri che – in un grande dialogo tra pari – condividono, cercano, sviluppano informazioni sulle varie puntate. Lo stesso accade però anche per le storie degli dei, se l’insegnante va avanti e qualcuno è assente.

Interessante è che quanti tra i ragazzini hanno mostrato rifiuto verso l’epopea di Dragon Ball perché troppo complicata, sono gli stessi che di fronte alla mitologia greca non riescono a districarsi tra dei, semidei ed esseri umani. Ciò non prova però che costoro, se si fossero esposti all’effetto Dragon Ball o altre saghe (si dibatte oggi degli effetti della Goldrake generation), avrebbero acquisito quella capacità. Semmai dimostra che per gestire entrambe le complessità serve la medesima abilità. (E la mia ipotesi naufraga allegramente?)