Umberto D.In cella per il furto di due cetrioli e due zucchine. E’ toccato a due trentasettenni di Castrocielo, provincia di Frosinone, colti dai carabinieri ad estirpar ortaggi da un terreno di un contadino di Ausonia, sempre in Ciociaria. Anni or sono – nel Reatino – una donna fu arrestata per furto di mutande. Usate.
Entrambi senza lavoro, i protagonisti dell’episodio ciociaro sarebbero stati trovati in possesso di cassette da rivendere “sottobanco”. Ed i militari di Pontecorvo hanno anche diffuso le foto dei due pericolosi personaggi. Nella stessa regione – il cui Garante dei diritti dei detenuti si è giustamente indignato per la vicenda – pende, d’altro canto, una proposta di legge per l’istituzione del vigile campestre.
Doviziosa poi, in una stagione xenofobica come l’attuale, la precisazione del cronista nel riportare il fattaccio: sono entrambi italiani. La parola passa alla magistratura, come si suol dire. Ed ecco che, dai miei ricordi di cronista, riemerge il caso della “ladra di mutande”. Una slava, passando per il cortile di un’abitazione nella Piana reatina, si impadronì di un paio di mutandine stese ad asciugare. Acciuffata in flagranza di reato dai carabinieri, la “ladra” venne trascinata per la convalida davanti al giudice. La liberazione avvenne in un battibaleno, lasciando tutti nel dubbio sulla ragione del gesto.
Il Messaggero, Edizione Umbria, del 22 ottobre 2004, pubblicò un simile frammento di cronaca. «La coppia, due pensionati settantenni, lui un ex operaio, lei casalinga, aveva addosso una mozzarella, un pesce surgelato e del parmigiano: diciassette euro di refurtiva. Ai poliziotti, ancor più sbigottiti del titolare del supermercato, hanno spiegato il loro gesto con semplicità: “Con gli ottocento euro di pensione non ce la facciamo a campare”».
Come non ricordare Umberto D., storia di un pensionato ridotto allo stremo. Giulio Andreotti disse del film del 1952 di Vittorio De Sica: «Se è vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti più crudi, è pur vero che se nel mondo si sarà indotti – erroneamente – a ritenere che quella di Umberto D. è l’Italia della metà del XX secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita legislazione sociale». Ora siamo nel XXI, di secolo.