Foto di Alessio85Bocciato. La parola, edulcorata da espressioni politicamente corrette, è riapparsa pure sui quadri della scuola primaria. Ed anche, con maggior insistenza, di quella media.  A Villaputzu, provincia di Cagliari, è accaduto per il 25,63% degli alunni. Gli stop, ci dicono le proiezioni di Dire Giovani, potrebbero essere addirittura di uno su due. Forse esagerano, ma un fondo di verità c’è. E’ meritocrazia? Se così fosse, sarebbe da plaudire. In realtà è semplice, cruda – ed un pizzichino – volgare selezione. Infatti per incorrere nella “non ammissione” basta un 5. Pietoso l’èscamotage del 6 rosso (o con l’asterisco), in pratica un 5 che viene mascherato da sufficienza “così e così” da prof di buon senso (e cuore). Quasi fosse un’azione di salvataggio dei predestinati all’olocausto scolastico, un atto di umanità contro la pulizia etnica dei cosiddetti somari.

Il sorriso del ministro Gelmini in Tv rassicura, parla di scuola giusta, quella meritocratica. Chi lotta contro la meritocrazia, infatti, lotta per l’ingiustizia. Verità sacrosanta: non riconoscere il giusto a chi merita è un delitto verso la giustizia, oltre che verso la crescita sociale. Se però  l’asticella da superare è la sufficienza, senza distinzioni tra musica o italiano, tra quelle che furono le applicazioni tecniche e matematica, di condizioni e potenzialità individuali di ciascuno, semplicemente come traguardo standard di “sapere”, allora parliamo di selettività. In altri termini di diseguaglianze. Dati i limiti di ciascun alunno, si può individuare quale è il suo potenziale. Se migliora in quell’ambito ha “meritato”, per il suo impegno, anche se – alla scuola elementare o alla media – non ha raggiunto la suffficiente conoscenza, anziché un progresso, in tutte le materie. E pur se è ozioso benché ciò sia esecrabile, e giustificare la bocciatura, non bisognerebbe gettar la spugna subito. «Agli svogliati date uno scopo» diceva infatti don Lorenzo Milani.

Un bravo docente si misura, dunque, non dai risultati dei primi della classe, per i quali ci vuol poco sforzo, ma dal livello degli ultimi. Un successo che gli chiede di coinvolgere la famiglia e gli studenti. E, dispiace dirlo, se li boccia non fa altro che bocciare se stesso.