Foto di Bre Pettis
Foto di Bre Pettis

Sono trascorsi quasi quarant’anni da quando Neil Alden Armstrong calcò il suolo lunare. Ed oggi, alla vigilia del massiccio switch-off in Italia dalla tv analogica a digitale terrestre, siamo di nuovo alle prese con un cambiamento del nostro modo di percepire la realtà attraverso lo schermo. Quelle riprese arrivarono offuscate e sfasate: formato diverso, 10 fotogrammi al secondo contro i 30 Usa ed i 25 europei, la telecamera americana puntata sul monitor che riceveva dalla Luna.

Eppure è la prova che in quel 20 luglio tutti, o quasi, erano “allunati” grazie alla televisione. Lo è stata al punto tale che la perdita dei nastri magnetici dell’allunaggio rialzò nel 2006 le quotazioni di chi – come il nonno di mia moglie nel 1969 – non ha mai creduto a Tito Stagno e alla sua mitica diretta. Ma da quel momento si è confidato che fosse “vero”, fosse live, benché mancassero riferimenti alla realtà fisica che si vedeva, di norma, rispecchiata nel tubo catodico.

In casa ho oggi la ventura di avere due televisori, uno sintonizzato sulla cara vecchia tv tradizionale, l’altro permanentemente sul segnale digitale terrestre. Quando in entrambe le stanze dove gli apparecchi sono sulla stessa trasmissione si percepisce uno sfasamento.L’analogico arriva “prima”, con una differenza di tempo consistente tale da permettere di riascoltare frasi intere o rivedere sequenze. Non so se sia un difetto del mio Sony d’antan, ma da sempre il messaggio è condizionato dalla tecnica di ricezione.

Ciò mi fa prender coscienza che dal momento in cui si spegnerà la televisione analogica cambierà il mio “tempo” della diretta. Il conto alla rovescia delle terribili trasmissioni della notte di San Silvestro, i gol della Nazionale o i dibattiti “in tempo reale” non saranno più in tempo effettivamente “reale”. Non parlo di complotti, di differite pilotate, ma di un portato naturale della nuova tecnologia. Osservare un fatto dal vivo, pure se sotto casa, e rivederlo sullo schermo non sarà più “immediato”.

E’ qualcosa cui ci faremo il callo, finendo col darlo per scontato e quindi perfettamente “reale”. D’altro canto non sempre ci sovviene, ancor oggi, che una trasmissione non è in diretta. Un trucco sta nel vedere se il programma è sottotitolato. Ha una sezione sottotitoli perfino l’apoteosi del nulla di “Affari tuoi“. Togliere l’audio e leggerli mentre la Rai ci propina pacchi demenziali può anzi essere un esempio per seguire più che il reale, uno spettacolo surreale.