Immagine di DanAllisonSoft law. Per due volte consecutive, nel giro di pochi giorni, mi sono imbattuto in queste parole. Prima in un “vecchio” intervento [pdf] di Stefano Rodotà sull’Internet Bill of Right, poi per bocca del ministro Renato Brunetta a proposito di testamento biologico. Il senso è più o meno quello di regole che – pur non provenendo dal legislatore, pur non avendo forza coattiva – producono effetti giuridici in virtù della loro autorevolezza. «Il soft law – diceva Rodotà nel 2007 – sarebbe lo strumento più adeguato a regolare una società in perenne cambiamento, mobile, diffusa, per certi aspetti persino inafferrabile, quale è appunto quella dell’informazione».

L’evanescenza (se non la latitanza) delle autorità non è una novità. Ne rendono agevole testimonianza le leadership liquide, adattative, contrapposte ad una visione istituzionale perfino all’interno dei “partiti” (basta ascoltare Giuliano Ferrara sulla dicotomia Berlusconi-Fini nel PdL [mp3]). Oppure la crescita esponenziale della sussidiarietà, la folle deregulation alla radice dalla crisi dei mutui subprime, perfino la messa in dubbio del concetto di autore (termine che proviene dalla medesima radice latina del verbo àugeo) destinato a morire secondo la predizione di Roland Barthes.

Per Dahrendorf, però, l’attuale minaccia al benessere dei paesi occidentali potrebbe indurre i cittadini ad accettare il ritorno allo stato autoritario. La ragione? Mantenere il loro standard di vita. Un brusco dietrofront, una “redenzione” verso lo statalismo, una neorestaurazione – insomma – del concetto di autorità, dopo il suo temporaneo (?) dissolvimento.

La mano visibile dello Stato
In effetti la crisi finanziaria sta determinando un ritorno in campo dello Stato, quello con la “S” maiuscola. Ma  negli interventi finanziari degli Usa, il più anti-interventista dei Paesi, la mano visibile delle autorità tenta il rilancio del “mercato” dell’auto, ad esempio, senza assegnare dollari a fondo perduto. Fa prestiti, si appella alla responsabilità individuale delle società, non impone comandi prescrittivi. La Gran Bretagna ha nazionalizzato alcune banche, ma acquistandone solo una parte di azioni. Non tutte. La Germania farà qualcosa di simile. In realtà corrono ai rimedi di fronte ad una serie di dinamiche dei mercati finanziari internazionali, disancorati dall’economia reale, sulle quali i controlli di qualche authority sono mancati. O, più prosaicamente, erano impossibili in un sistema economico a rete e non (più) piramidale.

Per garantire l’ordine e la sicurezza, poi, lo Stato continua ad aver difficoltà a presentarsi come autorità. In Italia si affida ad esempio alla bizzarra sussidiarietà delle ronde o, perfino, agli stessi poliziotti costretti a spesarsi le trasferte (ma secondo l’opposizione). Né riesce a rendere davvero effettive le proprie prescrizioni: il 51,3% dei detenuti nelle carceri italiane è “in attesa di giudizio”. Insomma: la polizia arresta, ma l’esecuzione della pena o l’assoluzione non arrivano. L’autorità appare fluida, incerta nei suoi contorni, sebbene esista e – in un certo senso – resista.

Società mutevole, diritto soffice
Ubi societas, ibi jus
si usa dire tra giuristi. Là dove c’è una società, lì c’è il diritto. Se stiamo assieme, ci sarà un “come”, insomma. L’inevitabilità di una struttura regolamentare è qualcosa di implicito allo stare in società. Anche quando, come oggi, essa si presenta nella forma di una somma di individualità. Individui tra cui, però, figura anche quel soggetto che siamo stati abituati a chiamare Stato e che – in tempi di crisi internazionali, reticolari e sfuggenti – ha riscoperto un compito: metter soldi, se proprio non ne può far a meno. Per il resto, la prospettiva sembra quella di lasciar sempre più campo libero a nuove forme di produzione normativa, alla mobilitazione autonoma, anche in termini di (auto) finanziamento. E magari un domani si dirà “dove c’è una società liquida, là c’è il soft law“? Oppure, visto che il dissolvimento dei confini passa anche per l’infrastruttura (a rete) della società dell’informazione, se il web – cioè  il sistema operativo di questa – diverrà “controllabile” (anche grazie al fatto che “Il Grande fratello Google gioca l’asso pigliatutto”) o censurabile per legge (provare come si vive in Cina il web), ci sarà campo libero per l’uomo forte che preconizza Dahrendorf?