Giurare, non lo posso giurare. Magari quelle tre luci ferme all’orizzonte nel cielo terso, illuminato dalla luna, erano solo un sogno nel bel mezzo di un colpo di sonno finito bene. Ma forse, una volta nella vita, potrei aver visto gli Ufo. Seppure non sono sicuro se mi è capitato a occhi chiusi. Guidavo, tanti anni fa, in mezzo ai tornanti di montagna, alle 3 di notte. E dopo 16 ore di lavoro. Per un momento ho pensato di poter essere contattato dagli extraterrestri, poi ho accelerato: l’idea di finire dissezionato da un paio di testoni non mi allettava. In compenso non ho avuto il coraggio nel rientrare in redazione, poche ore dopo, di proporre il consueto e un po’ consunto articolo estivo sul “non siamo soli nell’universo”. Temevo le risatine di mezza città. Se non di mezza Italia. Anche perché in cima alla collina c’erano tre lampioni.

Ma quell’audacia non è mancata l’altro giorno in viale Trastevere, a Roma, agli estensori della traccia d’esame per la Maturità. Per lo scritto – e dell’indirizzo tecnico-scientifico  – i responsabili del Ministero dell’Istruzione hanno infatti proposto ai maturandi impegnati nell’articolo o nel saggio breve di rispondere alla domanda: “Siamo soli?”. I testi a supporto del lavoro dei ragazzi non erano però tratti da qualche opera di fantasia o di approssimativa divulgazione “scientifica”. Tutt’altro. Erano brani serissimi, addirittura con un accento filosofico, che sulla carta avrebbero potuto dribblare quello stesso sberleffo che io mi evitai, tacendo, tanti anni fa.  La selezione di testi annoverava, infatti, oltre ad Hawking perfino quell’Immanuel Kant croce e ben poca delizia di tutti i liceali.

Eppure – tra inevitabili lamentele degli appassionati – questa Maturità passerà comunque alla “storia” per ‘il tema sugli Ufo’. Sorrisetti a parte, deve essere comunque una cosa seria, se tale si deve ritenere quanto capitato a Barack Obama. Nel traslare su web i faccia a faccia che tanto lo avevano aiutato nella campagna elettorale 2.0, il presidente degli Stati Uniti ha chiesto ai cittadini di sottoporgli – con una votazione “dal basso” – quesiti sui temi cruciali per il Paese.  Niente riforma sanitaria, niente Afghanistan però. Dopo un quartetto di domande sulla legalizzazione delle droghe leggere, spuntava la richiesta di togliere il segreto di Stato sugli avvistamenti anni ’50 degli oggetti non identificati. X-Files ha battuto la politica dei massimi sistemi, inutile negarlo. Parimenti, nello Stivale, Roberto Giacobbo fa ormai “da sfondo” – ma non buttiamogli croci addosso – alla maturità di quest’anno.

In realtà il basso continuo, che potrebbe aver influenzato una simile scelta, non è il conduttore di Voyager o il suo format, bensì la televisione italiana quando si fa seriale. Diventa una specie di forma mentis tricolore quel che veicola. E non perché il tenace smaschera-bufale via web – cioè Paolo Attivissimo – vive a Lugano, Svizzera. Ai tempi di Bernabei, Ettore intendo, la Rai – l’unica tv allora possibile – aveva una missione formativa: era maestra, altro che “cattiva maestra” come ha detto Popper. In un’epoca, come quella di oggi, nella quale l’autorità ex cathedra – quella di prof e insegnanti in genere – è messa in bilico talora dagli stessi genitori, le “lezioni” dello schermo coltivano retroterra culturali.  Se i libri di testo affrontano “alla leggera” la questione foibe, voilà l’accoppiata fiction e tema alla Maturità. Certo non è bastata quella poca televisione: quell’argomento l’ha scelto solo lo 0,6 per cento, indizio forse che poche puntate non possono farcela a sfondare. Soprattutto se si riflette che la fiction di Negrin è andata in onda nel 2005, quando l’hanno vista 10 milioni di italiani, ma i maturandi erano ancora alle Medie.

Ma un conto è “proporre” (come hanno fatto le tracce), un altro rispondere (come è toccato ai ragazzi). Sembra quasi una constatazione esistenzialista. Ha prevalso, per tornar alle cose concrete, il “tema” sulla felicità che – se svolto in una certa chiave  – avrebbe potuto pure far idealmente coppia con quello sugli Ufo. Infatti a qualcuno sarà tornato in mente il  jingle della Punto Evo, del pur sempre valido Finardi: «Extraterrestre portami via/voglio una stella che sia tutta mia extraterrestre vienimi a pigliare/ voglio un pianeta su cui ricominciare». L’argomento, poi, era suggestivo e molto in linea con l’etica in un mondo dei consumatori nel quale i giovani sono inseriti a pieno titolo, cresciuti come sono nell’ottica dei bisogni da spot tv (tv maestra di vita): non c’è ieri, non c’è domani. C’è l’oggi. Da vivere a pieni polmoni, senza mai raggiungere la soddisfazione. Carpe diem. Che del domani non c’è certezza.

Non finisce così, però. La filigrana della serialità televisiva avrà un futuro nelle scuola. Come? L’esame di Stato al termine delle Superiori contemplerà prossimamente una novità: «E’ una cosa in più – ha annunciato Maria Stella Gelmini, ministro all’Istruzione – sarà inclusa nella terza prova specifica, a partire dal 2012 e si tratterà di test a risposte multiple». Anni di prove pratiche con il Milionario, insomma, non saranno passati invano.