Viaggio per Marte, un futuro che viene dal passato. Una storia che sa di corsa allo spazio, ex nazisti e pure – immancabilmente quando si parla di avvenire e fantasia – di Walt Disney. L’occasione per rispolverare questa idea di Wernher von Braun – padre tanto delle V2 che bombardarono Londra quanto del razzo Saturno che ha portato l’uomo sulla luna – è “Progetto Marte”, un romanzo dell’ex SS tedesco passato alla fine della Seconda guerra mondiale sotto le insegne americane, insieme ai collaboratori del laboratorio di Peenemünde, nel nord della Germania. A pubblicarlo, con la cura di Giovanni Bignami (che oggi lo ha presentato assieme a Piero Angela a “Più libri più liberi” a Roma), le edizioni Dedalo di Bari.

Dalla scienza alla fantascienza

«Senza niente da fare – racconta l’astrofisico Giovanni Bignami – in un campo militare in Texas, von Braun chiese carta, matita e un regolo calcolatore e, nel 1946–1948, scrisse di getto un trattato di astronautica, Das Marsproject, pubblicato in Germania su “Welt und Raumfahrt”, la gloriosa rivista di missilistica e spazio». Quando l’ex nazista – offertosi prigioniero degli americani – fu presto riabilitato, nel 1946, per dar corpo ai suoi progetti spaziali si rese conto di aver bisogno di fondi. E fondi del governo degli Stati Uniti sarebbero potuti arrivare solo se la politica, sensibile al consenso popolare, avesse voluto. «Per questo – prosegue Bignami – e forse per una sua innata vena di sognatore, riprese in mano Das Marspoject e lo trasformò in un romanzo di “fantascienza tecnica” (nacque il sottotitolo A Technical Tale)».

Questa idea di von Braun arrivò anche in Italia. Il 9 maggio 1954 al viaggio interplanetario fu dedicata una delle strepitose copertine della Domenica del Corriere (n. 19) a firma di Walter Molino. «Così arriveremo su Marte. – informava la didascalia – Lo scienziato tedesco Werner Von Braun, che progettò i celebri razzi V1 e V2 nell’ultima guerra, ha ideato un sistema per raggiungere il pianeta per mezzo di gigantesche astronavi a propulsione razzo. Questo favoloso viaggio non sarebbe però realizzabile prima del 2000». A pagina 7 del settimanale il servizio sulla fantascientifica promessa. Quella di Marte fu una meta più volte ripresa dai giornali italiani, come ad esempio accadde con la Stampa del 21 novembre 1957.

Da von Braun a Kubrick

Il volume pubblicato oggi da Dedalo è pieno di dettagli per il viaggio verso il pianeta rosso: 10 navi spaziali da 3720 tonnellate ciascuna, più altri veicoli leggeri, 70 astronauti, un calcolo di orbita poi effettivamente usato negli anni ’70. Anche l’idea di stazione spaziale orbitante a doppio anello – poi ripresa da Kubrick nella sua Odissea del 1968 e chiamata “Lunetta” (in italiano) – era in quelle pagine: sarebbe servita per costruire e dare energia al “Progetto Marte”, che è anche il titolo del romanzo finora rimasto inedito in Italia. Una storia scientificamente credibile, narrativamente assonante alla prima fase dalla fantascienza: i marziani esistono, vivono in una rete di città nel sottosuolo e hanno un sistema educativo che ricorre all’ipnopedia, con atmosfere che in Aldous Huxley erano distopiche e in un ex nazista (magari) rappresentano una società ideale.

Marte senza fondi (nonostante Disney)

L’azione promozionale di von Braun ebbe modo di essere rafforzata dalla sua collaborazione con Walt Disney, che diede vita a film, una trasmissione tv (Man in space) e consulenze per i parchi a tema dedicati al futuro. Ma quando nell’agosto 1969 si presentò al Congresso americano – proprio mentre era in corso la guerra in Vietnam e il gap missilistico con i sovietici colmato dall’uomo sulla Luna con l’Apollo 11 (che segnò l’inizio della fine della Space Age) – quando, si diceva, von Bruan prospettò alla Commissione del Congresso una missione umana su Marte per il 1981–1982 ottenne un voto contrario.

Andremo su Marte, comunque

Eppure alla domanda “Ce la farete ad andare su Marte?”, posta in quegli anni anche da Piero Angela, von Braun aveva risposto che “la parola impossibile non esiste”. D’altronde quando lo stesso Kennedy aveva annunciato dieci anni prima che gli Stati Uniti sarebbero arrivati sulla Luna alla Nasa sembrava tutto difficilissimo. Ma sotto la spinta di queste visioni – o se si preferisce pre-visioni futuribili – storicamente l’uomo ha iniziato a perseguire quelli che sembravano sogni e fantascienza. Realizzandoli.

Modello stazione spaziale

Piera Angela e Giovanni Bignami

Potrebbe essere la stessa sorte che spetta alla missione su Marte, pianeta mille volte più lontano della Luna. Infatti la spinta a questa sfida “impossibile” per l’Umanità (che in teoria, come ha osservato Angela, potrebbe essere affidata ai robot) porterà a inventare di tutto. E sarebbe la ricaduta tecnologica – al pari di quella seguita alla corsa allo spazio – la motivazione che porterebbe a finanziare questa esplorazione degna di rinnovare – fatte le dovute proporzioni storiche – l’avventura di Magellano.

Ma chi la finanzierà? Von Braun, in una fase critica della storia statunitense non trovò fondi e il suo progetto rimase un romanzo. Oggi – quando Marte torna in auge nella fiction scientifica (sia cinematografica, con “Sopravvissuto – The Martian”, che con la serie di National Geographic) secondo Bignami potrebbe essere frutto di un accordo tra le stesse nazioni, e forse qualcuna di più, che hanno dato vita alla stazione spaziale.

In fondo la guerra fredda non c’è più, i russi con gli americani condividono la stazione orbitante. Luogo di incontro tra potenze, già prefigurato da Kubrick nel “solito” Odissea, potrebbe essere davvero il trampolino di lancio verso Marte.

Salva