Annozero, Ballarò, Che tempo che fa. Perfino Exit. Non c’è trasmissione – ed anche prima di #raiuperunanotte – che non sia oggetto di dibattito in tempo reale su Twitter o Facebook. L’altra sera un mio contatto usava lo status update per scrivere semplicemente “Porro”, quindi “Rotondi” e via elencando chi, di volta in volta, era protagonista del programma tv. E giù, a seguire, una massa impressionante di commenti, botta e risposta e link di rimando. Il fenomeno, testimonia oggi l’Espresso (che ha il suo avamposto in questo campo con TvZap) con il pezzo di Alessandro Longo “Social tv rivoluzione in salotto”, non è che l’embrione di quella “social tv” già à la (home) page negli Stati Uniti. Ma da Londra arriva un interessante studio sulle conseguenze della visualizzazione dei commenti proprio sullo schermo grazie ad un nuovo strumento offerto dai broadcaster anglofoni: i “worm”, le esche, grafiche compilate con sondaggi live che condizionano in maniera decisiva le opinioni politiche degli spettatori.

Ma andiamo per ordine. Ed iniziamo dalla “social tv”. Lo spettatore si collega al sito – spesso sostenuto dalle stesse case televisive – e loggandosi per accedere a premi, servizi o giochi risolve uno dei problemi che assillano la televisione da sempre: sapere chi è che sta visualizzando la trasmissione. Il problema della ricerca disperata dell’audience, di quel simulacro che dovrebbe rappresentarla “ma non è” e non tanto dei reali spettatori (a tal proposito non dimentico mai un “vecchio” saggio di Ien Ang), è superato di fatto (basterà integrare nel telecomando del tv connesse al web i menu di questi siti e il gioco è fatto). Cambia pure la dimensione del salotto, quella modalità di consumo televisivo fotografata da tanta etnografia in virtù della quale la famiglia si ritrovava a discutere delle gaffe di Mike e delle risposte dei suoi concorrenti. Già adesso è così: il 42% degli italiani tra 18 e 24 – riferisce sempre Longo – usa la messaggistica istantanea per scambiar opinioni sui programmi televisivi. Popoli viola o anche semplici cultori del “dibattito” ben più maturi fanno lo stesso con i talk show di politica pop, creando su Twitter o Facebook una specie di salotto virtuale.

Ma la grande integrazione della rete con il flusso tv apre anche un altro fronte, dai risvolti imprevedibili se l’interazione inizia ad apparire sugli schermi. In senso fisico, di sovrimpressione. A rivelarlo è una ricerca sui “worm”, i “vermi vivi” o esche, della Royal Holloway della University of London e University of Bristol. Lo studio Social Influence in Televised Election Debates: A Potential Distortion of Democracy è stato pubblicato ieri. La metodologia del “verme” è usata per aiutare gli spettatori a valutare la risposta degli elettori ai temi discussi nei dibattiti elettorali, BBC, ITV, CNN ma anche emittenti di Australia e di Nuova Zelanda. Di che si tratta? Si prende un campione di indecisi – talora anche solo una dozzina – li si lascia guardare il dibattito e con una periferica esprimono la loro soddisfazione o insoddisfazione su quanto dice il candidato. La media delle risposte appare in sovrimpressione sulle immagini del confronto in diretta.

I ricercatori hanno volutamente taroccato i risultati dei sondaggi flash, sovrapponendoli ad un dibattito tra il primo ministro in carica ed il leader dei liberal-democratici Nick Clegg. Il risultato è evidente: gli spettatori si sono fatti influenzare su chi, a loro giudizio, avesse vinto il confronto in ragione del grafico mobile che era apparso in diretta, ovviamente in versioni diverse, sullo schermo dei due gruppi dei 150 partecipanti al test. In termini teorici, ma perfettamente realizzabili, questo stesso “gioco” può esser fatto passando per la rete e le sue articolazioni sociali. Se è vero, da un lato, che il web “muovendosi dal basso”, per emersione, si presta difficilmente a manipolazioni – fatta eccezione di quelle delle società private che posseggono i social network (e non è cosa da poco) – è altrettanto vero che la condivisione dei flussi di opinione è in grado di alterare le opinioni stesse. Una sorta di principio di indeterminazione di Heisenberg applicato alla saggezza delle folle? Forse. Ma – a differenza dei sondaggi (la cui diffusione è proibita in periodo elettorale in Italia) – stavolta in tempo reale.