Corso al Drivotrainer
Il corso alla William Cullen Bryant High School, Long Island City che formò 1.400 adolescenti (fonte: archivio fotografico della University of Texas di Austin)

Chi si preoccupa più di tutti della tua sicurezza in auto? I familiari, il meccanico o – che ne so – la mamma, con il suo immancabile “vai piano”? No, più di tutti gli assicuratori. La loro fondazione, l’Ania, sta martellando via radio i guidatori lungo lo Stivale per far installare un’app sulle buche pericolose. Organizza corsi per neopatentati stranieri o ha realizzato un simulatore di guida che sembra un videogame da sala giochi . Può essere scaricato sul computer  – “curiosamente” solo da giovani, donne al volante e camionisti –  e si può iniziare a giocare: darà pure un punteggio da registrare online per individuare gli assi della guida sicura (virtuale) su strade cittadine, provinciali e autostrade.

C’era una volta il Drivotrainer

Fonte: Brooklyn Public Library.
Fonte: Brooklyn Public Library.

Secondo i creatori il “videogioco” fa gola ad altri Paesi europei. Ma è un’idea così “innovativa”? Beh, non del tutto. Se non altro perché nel 1953 fu infatti sviluppato negli Stati Uniti “Drivotrainer”, proprio per insegnare a guidare agli studenti delle Superiori. A realizzarlo la Aetna, una compagnia di assicurazioni “proiettata nel futuro”, tanto da arrischiarsi a scrivere le policy assicurative di sette astronauti del programma Mercury nel 1963, quando il progetto dell’uomo in orbita della Nasa era in conclusione. La Aetna aveva già realizzato il “Reactometer”, macchinario che misurava della capacità di reazione dei guidatori, esposto alla New York World’s Fair 1939, la seconda grande fiera americana sul futuro dopo Chicago 1933. E quindi quel simulatore di guida che sembrava un progresso straordinario offerto dalla tecnologia.

L’esordio dell’allora “avveniristico” sistema fu alla Brooklyn High School for Automotive Trades. Ogni aula era riempita di sedili-macchinette, con comandi dell’epoca, mentre su schermo venivano proiettate le immagini di filmati che riproducevano situazioni di guida. Gli studenti agivano su sterzo, freni, cambio e acceleratore – che faceva anche “rombare” il motore. Tutti i dati convergeavano in un macchinario, che registrava le azioni dei guidatori per poi sottoporle alla valutazione dell’istruttore. La prova finale consisteva in una “guida” di 25 minuti in diverse situazioni di traffico e di emergenza. L’idea del “Drivotrainer” sarebbe stata poi rilevata dalla Doron, uno dei leader dei simulatori di guida a livello mondiale.

Dalla Terra alla Luna (e ritorno)

Drivotrainer a Nottingham, 19 /03/1967 (video)

Nell’ottobre del 1968 il magazine Modern Mechanix dava la notizia che il “Drivotrainer” era stato collegato a un cervello elettronico per il monitoraggio degli allievi. Non più una scheda a fine corso, ma un sistema che dava l’allarme ad ogni errore. Ad introdurre l’innovazione la Raytheon, un’azienda del settore difesa che non solo aveva già realizzato i primi missili guidati, ma avrebbe firmato  il sistema di guida dell’Apollo 11, che permise a Neil Armstrong e Buzz Aldrin di allunare il 20 luglio 1969. Ancora una volta la proiezione verso il futuro e l’innovazione era in contatto con la corsa allo spazio. Nel 1954 il “Drivotrainer” approdò in Svezia, poi nel 1968 in Gran Bretagna (video)

Se lo schermo sta sull’occhiale

Se le assicurazioni da sempre in pratica di preoccupano della “sicurezza”, chiaramente per interesse economico (meno incidenti uguale meno risarcimenti o cause da sostenere), ci sono altre aziende che oggi invece temono eccessi di regolamentazione. Accade che Delaware, Illinois, Missouri, New Jersey, New York, West Virginia e Wyoming sono otto stati americani che stanno valutando se regolamentare l’uso dei Google Glass alla guida: potrebbero provocare incidenti. Non una cosa da poco: 39 milioni di persone. E Google si preoccupa. Non che li usino e facciano guai al volante per controllare le email, ma per impedire che siano proibiti…  

(Anche perché magari con la realtà aumentata potrebbero ricevere informazioni sulla strada e il percorso da seguire oltre che prevenire qualche pericolo… magari segnalato dai database sulle buche come quelli delle app dell’Ania).