Il redditest, l’esame di coscienza fiscale introdotto dall’Agenzia delle entrate, mette paura. Ad esser atterriti, tra gli onesti, è in particolare la categoria dei disordinati: ci saranno da tener da parte decine di documenti fiscali… Da gennaio entra in vigore un nuovo Regime fiscale (sì, di quelli con la R maiuscola): gli ispettori delle tasse potranno confrontare le nostre dichiarazioni dei redditi con il tenore di vita da noi tenuto nello stesso anno. Idea saggia, forse anche giusta, visto che, da sempre, in Italia ci sono nullatenenti per l’Erario che vivono “alla grande”. E se ci discosteremo da quanto dichiarato? Verremo chiamati al redde rationem. Quindi tutti a fare i conti con il redditest.

Il rischio è – se non si tengono da parte scontrini, fatture e altri terrificanti documenti per un disordinato – quello di dover patire quanto tocca oggi a chi compra o vende un immobile ad uso non residenziale. Stritolato dalle quotazioni medie dell’Osservatorio immobiliare a causa delle  quali – per evitare di ricevere la lettera destinata agli “evasori” – costui dovrebbe non discostarsi dal prezzo medio del mercato che, però, egli stesso contribuisce a determinare nel momento in cui stipula. Follia pura. Alla faccia del principio di indeterminazione di Heisenberg e, soprattutto, di quello dell’autonomia contrattuale. Ma chi avesse ancora pensato che viga il libero mercato – nonostante anni di monopoli, oligopoli e abusi di posizione dominante – può finalmente ricredersi.

Torniamo però al redditest. Le note ufficiali spiegano che le voci di spesa sono state aggregate in sette macro categorie (abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, tempo libero, cura della persona, spese varie, investimenti mobiliari e immobiliari netti). Terminata la compilazione appare un messaggio di coerenza (semaforo verde) o incoerenza (semaforo rosso). Viene da chiedersi se in caso di luce verde dal software scritto in Java a qualcuno non venga voglia di condividere via Facebook le proprie virtù fiscali.

Di fronte a questo diabolico congegno mi torna in mente quella strepitosa offerta di un’auto costosa che la concessionaria mi avrebbe ceduto a metà prezzo. Il venditore avrebbe dovuto “liberarsene” – in questa stagione di crisi – per recuperare liquidità e rimanere decentemente negli obiettivi di vendita. Ma vallo a far capire agli occhiuti ispettori. Certo, potresti esibire i documenti. Ma se la cortesia da squali che usano normalmente non è venuta meno, dovrai quanto meno perder un giorno per andare a trovare i dipendenti del ministero nei loro orribili palazzoni, far la fila e portare tutte le carte. Se, poi sei disordinato come me, te le sarai perse tutte e ti ritroverai nel girone degli evasori a pagar il fio.

Questa delle auto sotto controllo però non è una novità fresca di giornata, ad esser sinceri. Diciamo che è una pratica ante redditest. C’è un tizio che ha osato comprarsi una station wagon coreana, di quelle a quattro baiocchi e con la garanzia per l’Eternità, che da 2 anni è alle prese con l’Agenzia delle Entrate. Gli contesta l’acquisto non coerente con il suo reddito. Da manager… Sì, neanche più la busta paga sembra far testo. E così ci ritroviamo a combattere con il redditest, l’esame di coscienza digitale. Sarà questo software a dirci quanto possiamo scrivere nella dichiarazione dei redditi.

Viene da chiedersi che cosa dovremmo fare nel caso ci dicesse che gaudagniamo troppo poco rispetto al nostro tenore di vita. Metterci a “dieta” (e non sarebbe male, se non si vuol finire spiantati)? O dichiarare il falso? Cioè indicare  una somma maggiore a quella che ci è entrata nel portafoglio? A voler esser precisi è reato pure quello, al pari del non dire la verità all’Agenzia delle entrate.

Ma evidentemente è saltato qualche ingranaggio nel meccanismo della legalità, passando da una condizione nella quale – per colpa di chi, da evasore, in questi anni ha abusato ed è stato lasciato abusare – dal principio di legalità si è passati a quello dell’indagine di polizia. Infatti oggi – assieme al redditest – è stato presentato anche il nuovo redditometro: cento voci per smascherare i furbetti. Entrerà in vigore da domani? A gennaiot? Macché, è retroattivo: si applicherà a partire dal 2009.