Cinque euro a Bourogne. Due euro a Belfort. Variabile, in funzione del reddito della famiglia, ad Asnières. Paga chi arriva in ritardo a ritirare i figli da scuola. Insomma, in Francia, gli straordinari dei bidelli costretti ad attendere padri e madri che lasciano la prole in parcheggio negli androni degli istituti scolastici sono a carico dei ritardatari. Non un trasferimento diretto dell’onere, ma soltanto una multa. Tanto per dissuadere.

Bene. Tutto ciò nell’Esagono. E nell’Italia, Paese che non possiamo che dire straordinario? Sarà per la forma a stivale anziché geometrica come Oltralpe, resta difficile immaginare una silente adesione dei genitori comodi o, peggio, smemorati. A Lecco però, per gli asili nido, ci stanno provando. Ma fuor dei confini della città lacustre, e soprattutto per la scuola dell’obbligo, cosa accadrebbe? Proviamo ad immaginarlo.

A tutta prima c’è da aspettarsi che, di fronte al bidello che stacca la multa inizieremmo a questionare, quindi a piagnucolare e, infine, a minacciare. Al pari di quanto ci accade col vigile che ti becca in doppia fila, magari proprio quando ti stai precipitano dentro la scuola a recuperare il “pacco bipede” abbandonato in classe.
Se invece trovassimo un parcheggiatore abusivo pronto ad estorcerci qualche moneta per far sostare la nostra quattro ruote? Pagheremmo silenti, c’è da scommetterci. Diverso se fosse la scuola ad esigere la vil pecunia. E’ purtroppo l’insofferenza alle norme che spesso ci guida, quella stessa che fa sbuffare l’italiano medio all’estero in fila agli sportelli o di fronte a qualcuno che si ferma per far passare il pedone sulle strisce. D’altro canto, di fronte all’ennesimo balzello, non avremmo di che motivare la litania? Viviamo in un luogo con la pressione fiscale degna della Finlandia, senza averne l’efficienza. “E ora pure questa altra multa?” diremmo subito, convinti di aver ragione. Per non dire del traffico assurdo, del fatto che i soldi per la baby sitter non ci stanno e via dicendo, che ci avranno impedito di arrivare in orario. Ovviamente, sempre dal nostro punto di vista.

D’altronde che cosa possono farci se non la paghiamo? Trattenere il bambino a scuola? E poi possiamo dormir “sonni tranquilli”, se dovessimo dimenticare il ragazzino a scuola: lo ritroveremmo consegnato da chi doveva chiudere la scuola alla forza pubblica e il rischio di dover pietire una omessa denuncia… Probabilmente non ci sarebbero stati i soldi per pagar gli straordinari al personale scolastico o tener le luci accese così da dover chiudere l’edificio scolastico.

D’altronde  siamo o no il Paese nel quale i supplenti del liceo linguistico Rosmini di Grosseto – visto che il budget della scuola era insufficiente – hanno dovuto tirar a sorte a chi sarebbe toccato per quel mese lo stipendio? Anche per questo l’Italia è un Paese straordinario. #italiapaesestraordinario