In questo mondo al contrario, dove avere qualcuno che fa un dossier su di te  ti fa sembrar parte del gotha della politica, spuntano dalla rete archivi con i quali (ri)costruirti un pedigree da antifascista. Si tratta del “Casellario politico centrale”, lo schedario degli oppositori politici dell’ordine costituito, che – grazie alla legislazione eccezionale del 1925 e del 1926 – si arricchì di parecchi fogli. A leggerlo online è quasi una Ellis Island dei soggetti invisi al Regime. Poco importa fossero o meno anarchici, repubblicani o socialisti: vi figurano  gente comune,  sbandati e pure le  minoranze etniche. Un’opera di dossieraggio oggi consultabile  via web nel catalogo pubblicato dall’Archivio centrale dello Stato.

E’ l’anagrafe delle persone pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica, nata però ben prima del Ventennio, in età crispina. E così ecco 1.525.89 fascicoli personali, con documenti tra il 1894 e il 1945. Ce n’è per tutti i gusti, dentro quei dossier: “note informative, relazioni, verbali di interrogatori, provvedimenti di polizia, indicazioni di iscrizione nella Rubrica di frontiera o nel Bollettino delle ricerche e spesso una scheda biografica che riporta sinteticamente e cronologicamente tutta l’attività dello schedato”. Quella che trovi via web è però solo l’indicazione degli estremi del fascicolo. Se per chi cerca radici “contro” può bastare, allo storico invece non resta che una visita all’archivio, qualora la busta contenga dell’altro oltre alla scarna schedatura. Ma anche solo sfogliare il catalogo, o leggere gli estremi – che so – della scheda di Alessandro Pertini o Pietro Calamandrei, ha un suo fascino. Figurarsi chi, risalendo nell’albero genealogico, trova le stimmati familiari del proprio antifascismo. Roba da pubblicare sul proprio profilo di Facebook o, se si è di opposta visione politica, da utilizzare magari per “infangare” qualche (ex)camerata (sebbene, ormai, l’epiteto “fascista” è considerato un insulto anche da chi meno te lo aspetti).

L’archivio però è anche un’arma a doppio taglio, foriera di cocenti delusioni. Chi ha in famiglia qualche bisnonno o nonno, ricordato nell’epica familiare come fiero oppositore di Mussolini ed accoliti (se non addirittura dei Savoia), e non lo dovesse trovare nell’anagrafe dei “rivoluzionari” online avrà un feroce dubbio da dissipare nell’animo. O l’illustre antenato era stato ammantato di luce non propria mentre in realtà se ne stava alquanto in penombra, oppure – e c’è da scommettere che più di qualcuno se ne dirà  convinto – l’oppositore di casa propria era così abile da sfuggire ai dossier della polizia politica. Se non addirittura agli archivisti di Stato, governo ladro.