E’ una questione di confini. E, per uno scherzo della storia – ma non di quella che si studia sui banchi – è proprio la geografia ad esser finita ai margini. Ai confini dell’insegnamento. A scuola – ce lo ripetiamo spesso – è divenuta una Cenerentola. Né i ragazzi – pure quelli più coscienziosi – si sentono privati di qualche sapere. «Se mi serve andare da qualche parte o vedere dove sta un luogo ho le mappe di Google» è la risposta “rassicurante”.

Geolocalizzazione che sembrerebbe essere sufficiente a esaurire la profondità di un luogo. D’altronde il “locale” – a fronte del “globale” – ha una forza eversiva, di rottura, non gradita. Altera, infatti, quella uniforme cancellazione dello spazio prodotta dall’avere, ovunque, le stesse catene alberghiere, gli stessi ristoranti o gli stessi caffè. Si viaggia ma è come se si fosse fermi. Cosicché, l’esserci stati si riduce a una registrazione su un social network, si attesta magari con un souvenir uguale ovunque – come magari la maglietta dell'”Hard Rock Café” – distinguibile solo dalla serigrafia del nome della città “visitata”.

Ma accade, talora, che l’indicazione del territorio di appartenenza di un luogo venga restituito dalla rete in maniera imprecisa. O, come nel caso di zone di confine, si realizza virtualmente qualche desiderio secessionista. Nel settembre scorso il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca, aveva scritto a Zuckerberg – patron di Facebook – per far rimettere al posto giusto addirittura Urbino, collocata per l’applicazione Luoghi in Emilia Romagna, e pure una serie di cittadine marchigiane tra cui Fabriano, Arcevia, Camerino, Acqualagna, Cagli Urbania e altre ancora. Erano finite tutte fuori regione. Chissà se qualcuna era pure contenta.

Oggi Facebook ha finalmente rimesso le città a posto e reso contento, si spera, Spacca. Urbino, la città di Federico da Montefeltro, è tornata nelle Marche, regione che – nomen omen – sono state esse stesse storicamente un “confine”. Il social network – secondo l’ufficio stampa di Facebook che puntualmente ha dato fiato alle trombe per l’evento – vuol finalmente «supportare gli utenti nel geolocalizzare la propria posizione in modo corretto qualora si trovino a visitare le bellezze marchigiane e poter condividere con gli amici contenuti ed esperienze in modo automatico e diretto sul proprio diario e sulla pagina del luogo in cui ci si trova, oltre a scoprire se i nostri amici sono vicini».

Ma questo piacere di “registrarsi” correttamente può esser “assaporato” nelle Marche, ma non qualche chilometro più a sud, percorrendo la Salaria da Ascoli Piceno. Infatti Rieti, cittadina fatta provincia del Lazio nel 1927 da Mussolini, continua a figurare in Umbria. Errore di geografia – ma tutto sommato non troppo di storia – visto che prima della decisione fascista di farne un’unità amministrativa autonoma la cittadina centro d’Italia (segnato da un monumento a forma di Belpaese Galbani) era stata provincia di Perugia. Stesso discorso – sullo stesso percorso – ad Antrodoco, altra località che si contende il titolo di centro d’Italia, che è collocata negli Abruzzi. Regione alla quale apparteneva prima che Mussolini la piazzasse nel Reatino. E chissà, non parlandone a scuola ma trovando l’errore sul web, qualche studente nell’usare Facebook non finisca per scoprire queste vicende geo-storiche.

Con un ricerca su Google. Ovviamente.

Post scriptum. Facebook mette a disposizione dei suoi utenti anche un “Editor dei luoghi”. Lo strumento dovrebbe servire a suggerire delle modifiche agli “svarioni” di geografia nelle localizzazioni. Ci sono alcuni dei miei “amici” che – evidentemente presi dal sacro furore geografico – ne hanno segnalati una decina. Accolti? Zero.