Il no al presepe è una forma di intolleranza vestita da laicità. Laico è semmai permetterlo, consentendo anche ad altri di esprimere il loro credo o non credo.
Il no al presepe è una forma di intolleranza vestita da laicità. Laico è semmai permetterlo, consentendo anche ad altri di esprimere il loro credo o non credo.
Incastellamento digitale. E’ la soluzione di editori tradizionali(sti) e politici per arginare “nemici” che innovano: Amazon, Google, Facebook e tutto il web.
Dopo un editoriale di Alesina e Giavazzi i nemici di scienze della comunicazione tornano alla carica. Un po’ come gli anti liceo…
Uno spot della Dc del 1987, riemerso grazie alla Rete, sembra anticipare quelli alla mulino bianco. Ma anche altro: il suo slogan era “Forza Italia”…
“Tutto è permesso, tranne quel che è probito”. Un epigono Jacques II de Chabannes de La Palice – cui è attribuito l’epitaffio Un quart d’heure avant sa mort, il était encore en vie (Un quarto d’ora prima della sua morte, era ancora in vita) – vuol riscrivere la Costituzione. Proprio così. La riforma dell’articolo 41 della Carta della Repubblica italiana – senza la quale, secondo certi soloni, non ci sarebbe libera iniziativa privata – dice infatti proprio questo: «L’iniziativa economica privata è libera». Punto. Nulla di più. Tana libera tutti e un bel pernacchione ai costituenti. Sarebbe da sbellicarsi dalle risate leggere una tale non norma su una carta costituzionale, se non fosse vero.
Come vero è il livello giuridico – e politico – di chi fa questo genere di proposte. Un test? La cancellazione delle Province, da farsi per legge ordinaria anziché costituzionale. E’ la Costituzione a prevedere quel tipo di ente locale. A meno che qualche furbetto legislatore abbia letto la Costituzione pubblicata sul sito del Senato dove compaiono le “Provincie”, con la “i”, e abbia pensato di spacciarlo per un altro ente. Un decreto adottato poi senza riflettere che l’ iniziativa sarebbe spettata alle popolazioni residenti (sempre come previsto dalla “centralista” – altra baggianata quella di chi sostiene questa natura “non decentrata” – Carta del 1947). In realtà c’è di peggio. C’è la profonda e antidemocratica convinzione che i numeri debbano prevalere. Sì, è un’idea antidemocratica come tutte quelle che si prendono gioco delle minoranze e che fanno sentire magari chi vince le elezioni al di sopra della (liberale) divisione dei poteri o sull’altrettanto liberale corte costituzionale.
“Cancelliamo le Province sotto i 300 mila abitanti o quelle più piccole di 3000 kmq” è stato detto. Tradotto: cancelliamole dove ci sono meno elettori, dove se qualcuno grida si sente di meno. Anche perché, in genere, stanno pure lontani tra di loro e non riescono a coordinarsi (se non ci fosse una Provincia a farlo per loro). Il risparmio? Solo 300 milioni di euro