Crollano i quotidiani. Quelli italiani, non quelli americani di cui tanto si è parlato. A preannunciare la crisi prossima (s)ventura è stato Carlo Malinconico, presidente della Fieg, la Federazione italiana editori giornali. Per il 2008 le perdite sono state del 100 per cento. E gli altri numeri non sono confortanti. Gli investimenti pubblicitari sui quotidiani, nei primi due mesi del 2009, sono diminuiti in media del 25 per cento, con punte anche del 60 in alcuni giornali locali. Chi sono i colpevoli? «Internet – ha detto Malinconico – che si alimenta dell’assenza di regolazione e dell’appropriazione dei contenuti editoriali altrui». E poi la rete distributiva che non è informatizzata, è costosa e poco efficiente. Quindi la struttura del mercato pubblicitario che è fortemente squilibrata a favore della televisione. Ed infine – “Governo ladro” – «mancano significative azioni pubbliche di promozione della lettura». Quindi giù la lista di richieste degli editori per sostegni, agevolazioni e prebende pubblici.
Nemmeno una parola sui prodotti che arrivano in edicola. La qualità sembra infatti doversi ricondurre a quella «immedesimazione del lettore col giornale che è un tratto distintivo dell’editoria».