È Natale. E non siamo tutti più buoni. Vorrebbero ricordarci del contrario il martellamento di Telethon ogni mattina che accendiamo la tv o, fatta colazione e discese le scale, la cassetta delle lettere che esplode di gadget delle onlus che chiedono una donazione. Ma basta aprire il giornale, o meglio uno dei nostri social che ne assolvono la funzione storica, e ci ritroviamo tra le polemiche. E tra queste, visto che è Natale, l’ormai consunta querelle sul presepe nelle scuole, che altri non è se non la trasposizione di quella sul crocifisso (usuale in periodo non festivo).

Due partiti al solito in Italia, due tifoserie che si schierano. Con l’effetto pratico di generare una clamorosa distrazione di massa sul tema e perder di vista l’aspetto centrale: siamo, anzi dovremmo essere, un paese laico.

Integralismi

Sindaci, presidi e pure bufale (nel senso che si tratta di notizie infondate, ma messe in giro per accusare ora questo ora quello) vorrebbero che non si facessero presepi. “Per rispetto”. Insomma laicità e tolleranza ne sarebbero la bandiera. Con buona pace del mondo multiculturale che ci circonda, del tempo che viviamo e dell’inevitabile pluralismo, di cui tanto si preoccupa ad esempio la Costituzione.

Come esiste l’integralismo religioso, insopportabile, purtroppo esiste anche un integralismo laico o ateo. Entrambi vorrebbero imporsi agli altri, sfruttando il falso problema del presepe (o del crocifisso).

Vediamo allora di capire cosa accade se il presepe viene realizzato (o un crocifisso esposto) in una scuola, in un ufficio pubblico o in un qualunque altro luogo che non sia religioso.

  •  Se sei credente, nulla quaestio.
  •  Se non sei troppo credente e lo consideri una tradizione, nulla quaestio.
  •  Se sei laico, per definizione tolleri tutte le espressioni religiose e non.
  •  Se sei ateo, ti sembra una pupazzata, ma capisci – visto che sei razionale – che si tratta di tradizione, folklore, eredità storica.
  •  Se credi in un’altra religione, lo guardi come espressione della religiosità altrui, “tanto non ci credo…” (come guardare un Budda per un cristiano).
  •  Se hai un’altra fede, e non puoi accettare la rappresentazione della divinità per le tue convinzioni:
  1. o ritieni che quello sia il tuo Dio (e quindi condividi la fede e la tradizione)
  2. o che il tuo Dio sia così mal rappresentato (in tal caso sei un intollerante)
  3. o che quello non è una divinità e quindi la sua rappresentazione non ti offende.

Pluralismi

L’unica cosa inspiegabile in tutto ciò è chi vorrebbe far togliere il presepe (o il crocifisso) in nome della laicità, del rispetto e della tolleranza. Vietare qualcosa è illiberale, irrispettoso per chi crede in quei valori e intollerante.

Esattamente il contrario del proposito espresso.

Semmai, per raggiungere quel risultato, la soluzione è “consentire”. In senso totale, tenendo conto che la risposta alla complessità è la società laica e aperta, non quella laicista (o confessionale) e intollerante.

Sia allora possibile affiancare a ciascuno, nel tempo proprio, l’espressione della propria religiosità. Non solo crocifissi (o presepi) nelle scuole, ma anche i segni di tutte le religioni che sono rappresentate in quelle aule. A prescindere dal merito – e cioè che tutte, al netto dei fanatismi e delle rigidità, pongono l’uomo al centro – va fatta una considerazione temporale e, per certi versi, “ecologica”. Non si può prescindere dal nostro passato, dal fatto che esistono tradizioni e culture religiose (come quella cattolica) che hanno una storia e hanno fatto la nostra storia, né ci si può astrarre ed estrarre dall’ecosistema (multi)culturale e umano nel quale siamo inseriti. Checché ne pensino gli integralisti religiosi e quelli laico/ateisti bisognerebbe semmai dar spazio a tutti.

E questo non è irrispettoso verso chi non crede in una qualsivoglia dio. Anche costui per manifestare questo suo convincimento negativo ha due strade. Al pari di chi ha una fede: o rispettare l’altro astendendosi dal giudicarlo, o attaccarlo. Ma ciò legittimerebbe la reazione altrui, aprendo una contrapposizione che non porta da nessuna parte. Men che meno verso una società laica.

C’è un Dio che ti consente di credergli o non credergli. Ma c’è gente che vorrebbe invece importi di credere o non credere in un Dio. La scelta è tra la prima alternativa e la seconda. Ed è facile capire quale ci piace di più.

Si chiama libertà.