Prendi l’esame di terza media, quello con l’Invalsi. E l’immancabile tesina. Prendi pure una tredicenne che, invece di andarsene a copiare e incollare qua e là, magari limitandosi a Wikipedia o poco altro, decide di usare Facebook. Sì, un social network. Ed ecco che scopri, pure, che il suo lavoro vorrebbe passare dai satelliti artificiali alla vita nello spazio (per scienze), dai social media alla wifi (per tecnologia). “Materie scientifiche, è naturale”, direbbe forse qualcuno (immemore di tal Leonardo da Vinci). Ma la ragazzina – che di suo tiene un blog sui viaggi della mamma – annuncia di voler iniziare la propria esposizione dall’italiano. Anzi, per la precisione, da “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. «Ad esempio – dice – pensavo ai famosi flashback riletti come fossero ‘link interni al blog’, oppure ad analizzare una stessa parola ripetuta come se fosse una parola chiave».

Social learning manzoniano

E così, per raccoglier idee, chiede aiuto a quelli che considera tutti “afferratissimi” in materia: i membri di un gruppo di 12.479 esperti attivissimo su Facebook, “Indigeni digitali”, creato da Fabio Lalli (fondatore di Iquii e cofondatore di followgra). Il risultato è stupefacente – per gli scettici, si intende. La ragazzina dice di aver trovato curiosità interessanti in rete, dal romanzo scritto su Twitter ad app dedicate che vuol citare. E aggiunge: «Quello che mi piacerebbe fare è un’analisi di un capitolo, che arrivi a dimostrare che Manzoni scriveva in ottica SEO. (So che sto esagerando, però mi sembra un aspetto simpatico e interessante)».

Una cassetta per gli attrezzi digitale

Il post è stato commentato decine e decine di volte, facendo emergere una quantità di idee, consigli, link, proposte a dir poco impressionante: programmi per l’analisi lessicale dei testi, eventuali legami tra la scrittura manzoniana e quella del web o chiedersi come avrebbe scritto i Promessi Sposi se avesse avuto un blog. Oppure l’esperienza del “libro scomposto” nel quale il romanzo – secondo gli ideatori – può essere esplorato in modalità interattiva “partendo dalle sequenze narrative, i luoghi del romanzo, i profili dei personaggi, i grafi dei social network narrativi, e l’analisi testuale e lessicale (concordanze)”. Alcune risposte sono state talmente complesse che è dovuta intervenire anche la madre (blogger molto attiva in Rete) per aiutarla. La quale ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato alla discussione: «Se la scuola fosse in grado di sfruttare queste perle anziché combattere come uomo nero tutto quello che ha a che fare col web!!!».

Quando la tecnologia accorcia le distanze

Ma questa non è stata la prima iniziativa della tredicenne (la quale frequenta, in Piemonte, una terza media che ha le Lim in classe, ma non sempre collegate al web…). Infatti la ragazzina è intraprendente. Per cui ha pensato bene – più di un mese fa – (sempre per la sua tesina di fine anno) di sfruttare un’altra delle potenzialità della Rete. E così, per la parte della ricerca relativa alla vita nello spazio, cosa meglio c’era se non chiedere ad un astronauta? Le distanze si accorciano, i contatti diventano sempre più facili e disintermediati e Luca Parmitano le risponde (pubblicamente). La domanda, per la cronaca, era su quanto la tecnologia potesse essergli stata di aiuto nel superare momenti di sconforto e solitudine lontano da casa e dalle figlie. «L’ultima tua frase mi spiazza un po’: non esiste tecnologia che possa rimpiazzare il contatto fisico tra persone che si amano – e nessuna tecnologia sarà mai abbastanza per trasmettere l’amore di un genitore per i suoi figli».