Le retribuzioni degli insegnanti italiani? Ad andamento “piatto”. Gli stipendi sono rigidamente ed ineluttabilmente ancorati all’anzianità di servizio. Ma se il risultato poi è niente meritocrazia, allora la conseguenza è il “disinteresse verso la scuola”. Ci sono insegnanti – conosciuti anche di persona – che coltivano, ricercano, si impegnano, innovano, e magari ottengono pure splendidi risultati. Del loro lavoro però – se va bene – non si accorge che qualche genitore (gli altri magari lo insultano perché “non fa il programma”), probabilmente il loro dirigente, ma men che mai chi gli paga lo stipendio.
«Oggi si comincia ad avvertire una carenza di docenti: per ben 1.500 delle circa 8.000 graduatorie i posti disponibili superano o stanno per superare gli insegnanti alla ricerca di un’ occupazione». E’ una delle constatazioni (già anticipate qui) di un intervento di Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, pubblicata sul Corriere del 29 giugno e che non ha invece sollevato – come sarebbe stato auspicabile e immaginavo – un dibattito. Mica tanto, solo una discussione, né chiassosa, né pacata. Eppure quell’intervento merita (come altre sue prese di posizione) di finire nel taccuino di chi vuol salvare la scuola pubblica, evitando magari di affossarla con tagli indiscriminati di risorse e accantonamento di fondi per sovvenzionare le “private”.