Su RaiTre il 19 dicembre è andato in onda “Un’altra vita è possibile”, documentario sui mondi virtuali di Luca Cambi (Produttore/Autore), Alessandro Di Gregorio (Regista/Autore) e Stefano Marucci (Giornalista/Autore).
Su RaiTre il 19 dicembre è andato in onda “Un’altra vita è possibile”, documentario sui mondi virtuali di Luca Cambi (Produttore/Autore), Alessandro Di Gregorio (Regista/Autore) e Stefano Marucci (Giornalista/Autore).
La via comunale all’open source passa per Modena. I duemila dipendenti del Comune emiliano hanno trovato allegato alla busta paga un cd con dieci software a codice aperto. Il pacchetto è stato curato da Walter Martinelli, prodotto da biblioteche comunali e Ced dell’amministrazione. La scelta è caduta su 7-Zip, Audacity, Blender, Gimp, Open Office.org, Pdf creator, Scribus, Tux paint, Virtual Dub e Vlc. Modena ha iniziato dal 1995 ad usare licenze open per risparmiare sul costo degli aggiornamenti, agli inizi del 2008 quasi 250 dipendenti avranno una suite office “aperta” ed in prospettiva l’amministrazione punta a trasformare in questo senso i tre quarti delle 1.600 postazioni di lavoro comunali.
Sei anni di bilanci in rosso hanno portato “Le Monde” sull’orlo di un baratro profondo 150 milioni di euro. Le copie vendute salgono dalle 312 mila al giorno del 2006 alle 320 mila di quest’anno, ma il male oscuro proverrebbe dalle acquisizioni di altre testate locali. Se un giornale “serio” sta per finire all’amministrazione giudiziaria, in Europa si conferma saldamente come azienda editoriale leader – con 3,9 milioni di copie al dì- la “Bild Zeitung”. Parlano alla pancia, si dice. Eppure Andrea Affaticati su “Il Foglio” di ieri aveva raccontato come per far le pulci all’edizione del giorno del tabloid tedesco vengano invitati in redazione non solo politici di spicco, ma anche gli edicolanti. Non so perché, ma questo approccio mi fa apprezzare paradigmaticamente il giornalone tedesco (sebbene io adori “Le Monde”).
La testa davanti alla scritta TIME, con le punte della M che spuntano sul cranio, quasi fossero due diaboliche appendici. E’ l’immagine di Putin pubblicata sulla copertina della prestigiosa rivista in occasione della sua proclamazione ad uomo dell’anno. L’assegnazione di questo “riconoscimento” ha provocato, come prevedibile, le critiche di chi non ha visto l’effigie e – soprattutto – la nota di accompagnamento: “Putin is not a boy scout. He is not a democrat in any way that the West would define it. He is not a paragon of free speech. He stands, above all, for stability—stability before freedom, stability before choice, stability in a country that has hardly seen it for a hundred years”.
La fine dell’anno coinciderà con la conclusione delle trasmissioni di RaiUtile. Aveva 260 telespettatori al giorno. Sarà sostituita da un canale dedicato ai giovani. Tramonta così – dopo anche la fine di TelePA (che era stata pure ritrasmessa dalla rete Rai) – l’idea di una tv interattiva dedicata alla pubblica amministrazione. Penalizzata presumibilmente da quello che per paradosso avrebbe dovuto essere il punto di forza, vale a dire quel digitale terrestre che certo non raccoglie masse di telespettatori, RaiUtile rischia ora di divenire un argomento a favore della tesi della vocazione al fallimento di un’informazione istituzionale e di servizio. RetePA, network delle produzioni video degli enti pubblici promosso dal Formez, frattanto resiste.