Il comune di Villaricca ha deciso che la mensa dell’asilo non poteva costare lo stesso per residenti e non: è la nuova Italia dei Comuni, quella federal-egoista.
Il comune di Villaricca ha deciso che la mensa dell’asilo non poteva costare lo stesso per residenti e non: è la nuova Italia dei Comuni, quella federal-egoista.
Vuoi visitare i musei del Comune di Roma? Adotta un romano. Lo spedisci al botteghino e, magari, facendogli acquistare i biglietti riesci pure a risparmiare un euro a ingresso. Il Campidoglio si è ridotto a comportarsi come i mercanti di Venezia – e Shakespeare non c’entra alcunché – che si racconta pratichino prezzi diversi in funzione dell’accento dell’avventore. A Roma nel 2011 sarà lo stesso. O quasi.
Alzi la mano chi non hai mai sentito accostare internet alla parola democrazia. «La rete non ha un padrone». «E’ paritaria». E via via in un crescendo d’utopia, fino all’immancabile peana finale sul web democratico. Piccoli segni, però, dicono qualcosa in senso contrario. Nessun Grande Fratello, per carità. Anche se alla fine la “salvezza” dalla degenarazione populista potrebbe venire proprio dalla logica di Google e dei suoi fratelli. Non senza sfiorare, almeno un po’, una qualche occhiuta distopia.
La Rete, come modello costituzionale, non infatti è esente dalle degenerazioni tipiche della democrazia quando ospita le “sovrastrutture” che la utilizzano. Basti il plebiscitarismo che regna nella bibbia del wiki, come dimostra il recente caso della cancellazione di Mario Gerosa. In Wikipedia e simili, ma forse anche nelle logiche di emersione delle notizie lanciate dal modello offerto da Digg!, si manifesta – in quella che abbiamo sentito chiamare “intelligenza collettiva” – una virtuale dittatura della maggioranza o, peggio, di qualche geek-oligarchia . E c’è dell’altro. Un esempio? Il controllo – talora la censura, se non il dominio dittatoriale spinto fino all’esproprio di immagini o creazioni – che esercitano le coding authorities nei social network (le arbitrarie disattivazioni dei profili di Facebook ne sono un luminoso esempio), nei virtual worlds (vedi il dominio di Linden Lab in Second Life) o nella stessa YouTube (casi di rimozione di video “non graditi” a qualche potente).
Torno a casa dalla “patria” europea del nucleare (nonché degli sprechi energetici e dei relativi incidenti – vedi il reportage “L’inganno” di Report). E appena messo piede a terra trovo – quasi me la fossi portata nella valigia – una cattiva notizia proprio nel mio “giardino”. Greenpeace, infatti, ha appena rivelato che la pianura sotto la cittadina in cui sono nato è considerata dagli scienziati “idonea” per insediare una centrale atomica. A 222 metri di altitudine la prospettiva di un bell’aerosol radioattivo proveniente dalla pianura sottostante è in grado di far crollare qualunque prezzo, di casa e in termini di salute. Non posso crederci. Leggo testualmente: «Provincia di Viterbo: la zona interna a sud del Tevere, nella zona di affluenza della Nera, tra Magliano Sabina e Orte». In pratica l’area che grazie alle esondazioni controllate ha impedito – e storicamente impedisce – a Roma di finire sotto la piena del fiume. L’area che – pur classificata come zona sismica – quando la faglia sabina o la Valnerina si scuotono, balla e trema come un fuscello in una tempesta. Sembra folle mettere una centrale o scorie proprio lì, ma il rapporto che Greenpeace ha rispolverato risale agli anni Settanta, porta la firma del Cnen.
«Il popolo turkana si divide ormai in quelli che hanno il telefonino e quelli che non ce l’hanno. I primi si sposano tra loro. I secondi, pure. Così i due tipi umani divergono, le differenze diventano sempre più forti, fino a originare specie diverse».
L‘osservazione è dell’antropologo Alberto Salza, autore di Niente.
«Il mio è un discorso concentrato sullo spazio immateriale e di rete in cui oggi viviamo e siamo umani, e sul modo in cui ci orientiamo senza corpo».
E’ il teaser di Umanità accresciuta, saggio di Giuseppe Granieri in libreria dal 16 settembre.
Cosa hanno in comune queste cinque storie? «Innanzitutto la profonda ingiustizia che è stata fatta verso ognuno di loro. Nel senso che per nessuno di questi nostri colleghi c’è una giustizia penale. Per Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si è arrivati al punto di denigrare la loro professionalità da parte dell’allora Presidente della commissione d’inchiesta sulla loro morte, Carlo Taormina, quando ha affermato che erano andati in Somalia per una vacanza a spese della Rai».
Parole di Daniele Biachessi, per presentare Passione Reporter.