Se il ripristino dei voti, del maestro unico e del sette in condotta hanno il sapore antico delle ‘cose buone di una volta’ – il Mulino bianco dell’istruzione, insomma – l’idea liberal di rilanciare l’abolizione del valore legale al titolo di studio mette il ministro Maria Stella Gelmini all’avanguardia. Addio università che sono ‘promozionifici’ attenti ad evitare i fuori corso per non perdere finanziamenti, addio agli asini divenuti docenti per investitura baronale, addio a quella malriposta fede nel “pezzo di carta”. Eppure in questa faccenda cui si potrebbe applaudire a scena aperta c’è un retrogusto centralista, da Stato balia – e pure classista – nonostante si utilizzi un termine anglosassone che fa tanto “tre i”: impresa, inglese, innovazione. E’ il rating.